da martax3x » 18 ago 2012, 14:44
Versione di Sallustio: Disperata invocazione di aiuto
'Non mea culpa saepe ad vos oratum mitto, patres conscripti, sed vis Iugurthae subigit, quem tanta libido exstinguendi me invasit ut neque vos neque deos immortales in animo habeat, sanguinem meum quam omnia malit. Nam initio occidit Hiempsalem fratrem meum, deinde patrio regno me expulit. Quae sane fuerint nostrae iniuriae, nihil ad vos. Verum nunc vestrum regnum armis tenet; me, quem vos imperatorem Numidis posuistis, clausum obsidet; legatorum verba quanti fecerit, pericula mea declarant. Quid est reliquum, nisi vis vestra, quo moveri possit? Nam ego quidem vellem, et haec quae scribo, et illa quae antea in Senatu questus sum, vana forent potius quam miseria mea fidem verbis faceret. Sed quoniam eo natus sum ut Iugurthae scelerum ostentui essem, non iam mortem neque aerumnas, tantummodo inimici imperium et cruciatus corporis deprecor. Regno Numidiae, quod vestrum est, uti libet consulite; me manibus impiis eripite, per maiestatem imperi, per amicitiae fidem, si ulla apud vos memoria remanet avi mei Massinissae.'
'Spesso Non invio a causa mia senatori messi alla vostra presenza a scongiurare ma a ciò mi costringe la violenza di Giugurta, che una brama di distruggermi tanto grande ha assalito, tale ch'egli non ha in animo ne' voi ne' gli dei immortali, e che predilige il mio sangue rispetto ad ogni cosa. Infatti, in principio ha ucciso mio fratello Iempsale, in seguito mi ha esiliato dal regno natio. Ed ammettiamo anche che queste siano state offese rivolte a me, e che nessuna sia stata rivolta a voi. Ma ora egli controlla con le armi il vostro regno; cinge d'assedio me, che voi medesimi avete imposto in qualità di sovrano ai Numidi, e quanto abbia considerato le parole dei vostri legati, lo attestano i pericoli in cui mi trovo (lett: i miei pericoli). 'E che cosa rimane, se non la vostra forza, affinchè si possa mutare?' Infatti io vorrei fortemente che tanto ciò che scrivo tanto ciò di cui mi sono lamentato in precedenza in Senato, fosse inconsistente, piuttosto che la mia misera condizione desse credibilità alle mie parole. Ma, poichè per questo motivo sono nato, per mettere in mostra le scelleratezze di Giugurta, non cerco più d'allontanare la morte, le sofferenze, soltanto il dominio d'un nemico e la tortura del corpo. Provvedete come vi aggrada al regno di Numidia, che è vostro; sottraetemi alle sue mani empie, in nome della maestà dell'impero, della lealtà della nostra amicizia, se dentro di voi rimane ancora qualche ricordo del mio avo Massinissa.'