Et hercule deus ille princeps, parens rerum fabricatorque mundi, nullo magis hominem separavit a ceteris, quae quidem mortalia essent, animalibus quam dicendi facultate. . Nam corpora quidem magnitudine viribus firmitate patientia velocitate praestantiora in illis mutis videmus, eadem minus egere adquisitae extrinsecus opis; nam et ingredi citius et pasci et tranare aquas citra docentem natura ipsa sciunt, et pleraque contra frigus ex suo corpore vestiuntur et arma iis ingenita quaedam et ex obvio fere victus, circa quae omnia multus hominibus labor est. Rationem igitur nobis praecipuam dedit eiusque nos socios esse cum dis inmortalibus voluit. Sed ipsa ratio neque tam nos iuvaret neque tam esset in nobis manifesta nisi quae concepissemus mente promere etiam loquendo possemus: quod magis deesse ceteris animalibus quam intellectum et cogitationem quandam videmus. Nam et mollire cubilia et nidos texere et educare fetus et excludere, quin etiam reponere in hiemem alimenta, opera quaedam nobis inimitabilia, qualia sunt cerarum ac mellis, efficere nonnullius fortasse rationis est; sed, quia carent sermone quae id faciunt, muta atque inrationalia vocantur.
E - per Ercole! - proprio dio principe, padre di delle cose e artefice del mondo, ha distinto l'uomo dagli altri esseri viventi e mortali in nulla più che nella facoltà di parola. Noi, infatti, vediamo senza dubbio corpi più prestanti in quanto a grandezza (ablativo di limitazione) forze, compattezza, resistenza in quegli (esseri) muti; (vediamo che) quegli stessi non hanno meno bisogno di risorse acquisite dall'esterno; infatti, per (loro) stessa natura, senza maestro essi sanno correre nutrirsi, nuotare e per lo più si riparano dal freddo utilizzando il loro naturale rivestimento possiedono una sorta di difese naturali e generalmente il nutrimento (se lo procurano) per la strada, praticamente tutte cose che costano agli uomini grande fatica.Insomma, a noi ha conferito una ragione discriminante e ha voluto che noi fossimo suoi alleati di quella con gli dei immortali.Ma questa stessa ragione, non ci gioverebbe tanto, ne tanto manifesta sarebbe in noi, se noi non potessimo esprimere anche parlando le cose che abbiamo concepito col pensiero; la qual cosa vediamo mancare negli altri animali più di una certa intelligenza e facoltà di pensiero. Infatti, rendere soffici i covili, intrecciare nidi, allevare i piccoli e farli nascere - e ancora, conservare provviste per l'inverno, o fare altre certe cose che a noi sono impraticabili, forse è (segno) di una benchè minima capacità di ragionamento; tuttavia, (gli animali) che fanno ciò, perchè ne sono privi, vengono detti muti e irrazionali.