Parole di Quinto Fabio Massimo

Messaggioda .iaia. » 17 nov 2008, 14:28

Ve la devo postare tutta, poichè la nostra prof ce l'ha cambiata, perciò non ho nemmeno il libro poichè ce l'ha dettata.
Va bene lo stesso?
[Il titolo non è completo perchè ce l'ha accorciato cosi. Scusatemi. :(]

"Si aut, collegam tui similem, L. Aemili, haberes aut tu collegae tui similis esses, supervacanea oratio mea esset. Nam, etiam si tacerem, et duo boni consules omnia faceretis pro patria ex vestra fide, et duo mali consules nec mea verba auribus nes consilia animo acciperetis.
Sed tu et collega tuus inter vos valde dissimiles estis: quare verba mea exaudi!
Si tu, L. Paule, Hannibalem duriorem putas quam collegam tuum.
Tuum C. Derentium, erras. Nescio hic avversarius quam ille hostis tibi sit.
Nam tu cum illo in acie tantum, cum hoc in homnibus locis ac temporibus certabis.
Contra Hannibalem, legionesque eius, tuis equitibus ac peditibus pugnabis;
varro audem te tuis ipsis militibus oppugnavit"

Grazie mille.
Spero di non crearvi problemi!

.iaia.

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Messaggioda giada » 17 nov 2008, 14:35

Passo originale cerca di trarre le frasi e variarle secondo la tua versione bye

Si aut collegam, id quod mallem, tu similem, L. Aemili, haberes aut tu collegae tui esses similis, supervacanea esset oratio mea ; nam et duo boni consules etiam me indicente omnia e re publica fideque vestra faceretis, et mali nec mea verba auribus vestris nec consilia animis acciperetis. Nunc et collegam tuum et te talem virum intuenti mihi tecum omnis oratio est, quem video nequiquam et virum bonum et civem fore, si altera parte claudente re publica malis consiliis idem ac bonis iuris et potestatis erit. Erras enim, L. Paule, si tibi minus certaminis cum C. Terentio quam cum Hannibale futurum censes, nescio an infestior hic adversarius quam ille hostis maneat ; cum illo in acie tantum, cum hoc omnibus locis ac temporibus certaturus es, adversus Hannibalem legionesque eius tuis equitibus ac peditibus pugnandum tibi est, Varro dux tuis militubus te est, oppugnaturus.
Omnis etiam tibi causa absit C. Flamini memoria. Tamen ille consul demum et in provincia et ad execitum coepit furere: hic, priusquam peteret consulatum, deide in petendo consulatu, nunc quoque consul, priuquam castra videat aut hostem, insanit. Et qui tantas iam nunc procellas proelia atque acies iactando inter togatos ciet, quid inter armatam iuventutem censes facturum et ubi extemplo res verba sequitur? Atqui si hic, quod facturum se denuntiat, extemplo pugnaverit, aut ego rem militarem, belli hoc genus, hostem hunc ignoro, aut nobilior alius Trasumenno locus nostris cladibus erit.
Haec una salutis est via, L. Paule, quam difficilem infestamque cives tibi magis quam hostes facient. Idem enim tui quod hostium milites volent ; idem Varro consul Romanus quod Hannibal Poenus imperator cupiet. Duobus ducibus unus resistas oportet. Resistes autem, si adversus famam rumoresque hominum satis firmus steteris, si te neque collegae vana gloria neque tua falsa infamia moverit. Veritatem laborare nimis saepe aiunt, estingui nunquam; vanam gloriam qui spreverit veram habebit. Sine timidum pro cauto, tardum pro considerato, imbellem pro perito belli vocent. Malo te sapiens hostis metuat quam stulti cives laudent. Omnia audentem contemnet Hannibal, nihil temere agentem metuet. Nec ego ut nihil agatur suadeo, sed ut agentem te ratio ducat, non fortuna ; tuae potestatis semper tu tuaque omnia sint ; armatus intentusque sis ; neque occasioni tuae desis neque suam occasionem hosti des. Omnia non properanti clara certaque erunt ; festinatio improvida est et caeca.



«Lucio Emilio se tu avessi un collega (questa sarebbe l'evenienza preferibile) che condivide il tuo atteggiamento, oppure se fossi tu ad essere simile al tuo collega, le mie parole sarebbero del tutto inutili. Infatti se foste due abili consoli non servirebbero le mie parole a farvi compiere ogni cosa nell'interesse della repubblica e nel segno della vostra lealtà. Se invece foste cattivi consoli, le mie parole non riuscirebbero a raggiungere le vostre orecchie e i miei consigli le vostre intelligenze. Ora io guardo il tuo collega e te: solo con te penso che valga la pena di parlare perché vedo che invano tu ti comporterai da uomo e cittadino valoroso, se avranno lo stesso diritto e lo stesso peso i progetti buoni e quelli cattivi, visto che la repubblica si dimostra claudicante ad una gamba. Apri gli occhi, Lucio Paolo, e renditi conto che dovrai combattere contro Terenzio non meno che contro Annibale. E non so se recherà più danni l'opposizione di questo avversario o quella di quel nemico: con Annibale dovrai combattere soltanto sul campo di battaglia, con Terenzio ovunque e in ogni momento; e mentre tu dovrai combattere Annibale e le sue legioni con i tuoi cavalieri e i tuoi fanti, Varrone guiderà i tuoi soldati a combattere contro di te.
Anche per non attirarti cattivi presagi, dimentica quanto è successo a Gaio Flaminio. Quello, tuttavia, ha dato segni di pazzia quando già era console, quando era nella zona di operazioni lui assegnata, presso il suo esercito; Varrone, ancor prima di presentare la sua candidatura al consolato, poi durante la campagna elettorale, e ora che è console si dimostra un pazzo: e deve ancora vedere il nemico o gli accampamenti! E uno che, riempiendosi la bocca di battaglie e di eserciti schierati, alza un così gran polverone tra i cittadini, cosa mai pensi che combinerà tra giovani in armi e dove i fatti seguono immediatamente alle parole? Se, come ha detto enunciando le sue intenzioni, combatterà subito o io non conosco l'arte militare, e questo genere di guerra e questo nemico o sarà un altro luogo a diventare più famoso del Trasimeno grazie ad un disastro romano. Ma non è il caso che io mi vanti davanti a te soltanto e d'altra parte è vero che io ho ecceduto più nel disprezzare la gloria che nell'andarmela a cercare. Ma le cose stanno così: c'è un solo modo razionale di combattere contro Annibale, proprio quello che ho attuato io. E non è solo il successo che insegna ciò (il successo è il maestro degli stolti!) ma la strategia razionale che è stata e sarà immutabile, finché persisteranno le stesse condizioni. Questa guerra la stiamo conducendo in Italia, nella nostra sede e sulla nostra terra; abbiamo, tutto intorno a noi, cittadini e alleati che ci sostengono e ci sosterranno con armi, uomini, cavalli, vettovaglie. Già ci hanno dato questa prova di fedeltà in momenti per noi difficili. Le diverse situazioni e lo scorrere dei giorni ci hanno migliorato, ci hanno reso più prudenti e determinati. Annibale invece si trova in una terra straniera ed ostile, dove tutto gli è nemico e sfavorevole, lontano da casa e dalla patria; non ha pace né per terra né per mare; non trova una città, non trova una cinta di mura disposta ad accoglierlo. Egli non vede nulla di suo da nessuna parte e vive, giorno dopo giorno, di rapine. Non gli rimane nemmeno una terza parte di quell'esercito che ha condotto al di là dell'Ebro; ha avuto più perdite per la fame che per la guerra e quello che possiede da mangiare non gli basta nemmeno per quei pochi superstiti. Non devi aver dubbi: è temporeggiando che lo possiamo battere, lui che si indebolisce di giorno in giorno, che non ha viveri, che non ha rimpiazzi, che non ha denaro! Da quanto tempo se ne sta davanti alle mura di Gereonio, povera città dell'Apulia, come se fossero le mura di Cartagine! Ma non voglio continuare a gloriarmi davanti a te: considera in che modo Servilio e Atilio, i consoli dello scorso anno, si sono presi gioco di lui.
Lucio Paolo, questa è l'univa via di salvezza e a rendertela difficile e impraticabile provvederanno i cittadini più ancora dei nemici. La stessa cosa vorranno i tuoi soldati ma anche i soldati nemici, la stessa cosa brameranno Varrone, il console romano, e Annibale, il condottiero cartaginese. È necessario che tu da solo, sappia opporre resistenza a due comandanti. E resisterai se saprai opporti con sufficiente fermezza alle dicerie e alle chiacchiere della gente, se non ti turberanno né l'immeritata gloria del tuo collega né le false accuse che ti verranno fatte. Come si suoI dire, la verità è destinata a soffrire, ma non si estingue mai e chi disprezzerà la gloria senza fondamento, riceverà la gloria autentica. Lascia pure che chiamino paura la tua cautela, impaccio la tua riflessività, viltà la tua perizia. lo preferisco che ti tema il nemico intelligente, non che ti lodi il cittadino stupido. Se ti imbarcherai in ogni possibile tentativo, Annibale ti disprezzerà, se non ti lascerai mai prendere la mano ti temerà. Guarda che io non sono qui a consigliarti l'inazione, ma un comportamento razionale e mai affidato alla fortuna; devi essere sempre padrone di te stesso e di tutte le tue azioni; devi stare sempre in armi e pronto a combattere; non devi venir meno all'occasione che ti si offrirà e devi stare attento a non concedere al nemico la sua occasione. Per chi non agisce d'impulso ogni cosa è chiara e sicura; la fretta è sconsiderata e cieca».
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