Cicerone, De officiis (Allos Idem, t92, p.521)
Certamente, coloro che hanno intenzione di governare lo Stato si attengano a due insegnamenti di Platone: il primo, che curino il bene/interesse dei cittadini, in modo tale che, qualunque cosa facciano/qualunque decisione prendano, la finalizzino (lett. la rivolgano) ad esso, dimentichi dei propri interessi; il secondo, che badino a tutto il complesso dello Stato, affinché, mentre proteggono una qualunque componente (intesa come "classe sociale") dello Stato, non trascurino le altre. Infatti, come la difesa, così l'amministrazione dello Stato deve essere gestita per il bene di coloro che si sono affidati, non di coloro ai quali sono stati affidati. Quelli che invece provvedono a una parte dei cittadini, (e che) ne trascurano un'altra, introducono nella popolazione dello Stato qualcosa di dannosissimo, una ribellione discorde (endiadi di seditionem atque discordiam; oppure: "introducono [...] fenomeni dannosissimi, ribellione e discordia); da ciò deriva che alcuni risultano essere difensori dei popolari, ...
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