da paolapessi » 12 gen 2011, 17:23
“E’ venuto il momento di riaffermare il nostro vero spirito, portare avanti quella nobile idea trasmessa di generazione in generazione: la promessa divina che tutti gli uomini sono creati uguali e liberi e che tutti hanno diritto di realizzare la propria felicità. Nel riaffermare la grandezza della nostra nazione siamo consapevoli che non è mai regalata, ma deve essere guadagnata. […] Sono stati i temerari gli uomini d’azione, molto più spesso uomini e donne senza nome, dediti al loro lavoro, che ci hanno sospinto nella lunga strada verso la prosperità e la libertà. È questo il cammino che noi oggi vogliamo proseguire”.
Analisi e commento di questo passo tratta dal giuramento di Barack Obama.
A Washington, il 20 gennaio 2009 Barack Obama, il nuovo presidente degli Stati Uniti d’America ha pronunciato il discorso di insediamento alla Casa Bianca. La scelta da parte del popolo americano di eleggere un uomo di colore come capo del governo rappresenta già in sé una grande novità, ma le sue parole, quelle pronunciate e divulgate da milioni di televisioni e giornali di tutto il mondo, contengono davvero un grande messaggio di cambiamento. Questa elezione ha dimostrato come gli Stati Uniti sono pronti ad una metamorfosi. Hanno la voglia di cambiare, migliorarsi. Ed è su questo desiderio espresso dalla sua gente che Obama fonda tutti suoi propositi. Egli ha fiducia nei confronti dei suoi concittadini, crede in loro e, soprattutto, conta tantissimo sul loro aiuto. Questa è la miglior prova che il nuovo presidente non agirà da solo, non sceglierà per sé, ma per il popolo. Ecco perché nel suo discorso non parla mai in prima persona: il troppo pronunciato “io” dei suoi predecessori è stato sostituito dal suo “noi”. Egli, insieme a coloro che abitano la sua stessa nazione, che oggi versa in una grave crisi, vuole continuare il lavoro dei grandi uomini che hanno fatto dell’America la nazione più potente del mondo. Obama, che per il suo colore di pelle rappresenta tutti quelli che da sempre hanno subito tante inutili ingiustizie, riafferma quella “promessa divina”, come egli la definisce, secondo la quale tutti gli uomini sono uguali e liberi sempre e non c’è alcuna discriminazione nel raggiungere la propria felicità. E quella felicità deve essere la felicità di tutti, di tutta la nazione che dovrà conquistare passo dopo passo la sua grandezza. Molti, già, hanno in parte realizzato il progetto del presidente americano. A creare uno Stato prospero e potente ci hanno pensato grandi uomini e grandi donne, spesso rimasti sconosciuti, che egli ringrazia e vorrebbe emulare per il loro smoderato amore verso il lavoro e, più in particolare, verso l’uomo stesso, cercando di riaffermare la sua dignità in ogni occasione. Finora si è presentato come l’uomo che cambierà l’America, lasciando intatti i principi su cui è stata fondata, anzi riportando alla luce molti valori soppressi negli ultimi anni. Ha parlato anche di novità per la guerra in Iraq, di rivoluzioni economiche che abbatteranno la crisi dei giorni nostri, di grande impegno per il solidale, di rivalutazione dell’ambiente. Barack Obama ha fatto grandi promesse, eppure, portando avanti progetti semplici e non esagerati, puntando sul lavoro quotidiano e non su imprese eroiche, egli sembra infondere grande fiducia, quella stessa fiducia che gli da il suo popolo, il quale, crede, dovrà aiutarlo tantissimo.