Recensione di "Storia della mia gente" di Edoardo Nesi

Messaggioda antonioaventaggiato9494 » 19 ott 2012, 18:49

“Storia della mia gente” è uno di quei libri che rimangono impressi: le pagine trasudano emozioni, quelle di un uomo che racconta la sua vita, finalmente con occhio critico e senza il libertinismo dei diciott’anni. Tra autobiografia e romanzo, parla della caduta in rovina dell’artigianato tessile a Prato, una città in cui quel tipo di manifattura è stato fino a poco tempo fa leader indiscusso, e che all’improvviso è stato spazzato via dall’irruenza con cui il mercato cinese ci ha conquistati. Si parla della ditta che, fondata dai nonni Omero e Temistocle, è arrivata nelle mani proprio di Edoardo Nesi, autore del libro ed ex imprenditore; una ditta che ha sempre proceduto a gonfie vele, nella scia del boom economico avvenuto nel dopoguerra, proprio fino agli anni dell’invasione cinese “a basso costo”, che ha sancito la fine della prosperità di molte aziende italiane. Si racconta così la fine di un sogno, quello dell’industria tessile, che ha dato da mangiare a tanti pratesi e che ha permeato la vita di tante generazioni della città (si racconta di come il rumore delle cucitrici fosse quasi “ninnananna per i bambini di Prato”). Eppure, le considerazioni che l’autore fa riguardo la crisi, che ha colpito anche la sua azienda, sono come avvolte da un’aura di nostalgia, e a volte inadeguate. Nesi rimpiange ciò che è stato, ciò che gli ha garantito una vita agiata, ciò che sembrava non dover mai finire: come se Prato e le sue manifatture, eroi romantici alieni però dalla realtà intorno, potessero non fare i conti con la globalizzazione e con gli effetti che essa produce. Si arriva così a una difesa stremata e di parte di qualcosa che è stato e che non poteva più essere, viste ormai le condizioni che il mercato globale impone: manodopera a basso costo e scarsa qualità dei prodotti, proprio il contrario di quel famoso “Made in Italy” simbolo della produzione delle aziende nostrane. E’ però un Nesi arrabbiato quello che, nelle sue riflessioni di uomo, si scaglia a spada tratta contro coloro che “hanno svenduto” una parte dell’industria italiana: si infuria così contro la classe politica, incapace anche di dare un minimo supporto a quel mondo in crisi, e anche contro alcuni suoi stessi colleghi, colpevoli di “parlare bene e razzolare male”, per finire alle critiche rivolte agli economisti, che dal di fuori, come maghi, cercano di dare consigli, di cui la maggior parte sono vani e inutili. Si può dire che si tratta di un libro forte, animato dalla passione di una popolo (quello pratese) nei confronto del proprio lavoro, non solo indispensabile per andare avanti ma che, come un album di famiglia, raccoglie anni di emozioni e speranze.

antonioaventaggiato9494

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Messaggioda giada » 21 ott 2012, 9:11

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