da sarahmiryam » 7 nov 2012, 15:08
Callimaco- Riassunto
VITA: Callimaco nasce intorno al 300 a.C. a Cirene. La sua attività letteraria si svolse sotto il regno di Tolomeo il Filadelfo (283-2846 a.C.). La data della morte ci è ignota,ma sappiamo la data della sua ultima opera: “La chioma di Berenice” databile nel 246 a.C.
Sappiamo che lavorò nella biblioteca di Alessandria ma non ne fu mai direttore.
OPERE: ci sono pervenuti solo 6 Inni e 63 epigrammi.
Gli INNI: la datazione rimane incerta. Tali inni ci vengono tramandati dalla stessa tradizione manoscritta con cui abbiamo ricevuto gli inni Omerici.
INNO A ZEUS : inserisce nella struttura dell’inno un catalogo sui fiumi dell’Arcadia fatti sgorgare da Rea al momento del parto,due discussioni su problemi mitografici e un elogio a Tolomeo Filadelfo.
INNO AD APOLLO : Si immagina composto per le Carnee di Cirene. In apparenza l’inno si presenta come accompagnamento di un rito reale ma si tratta di una composizione letteraria lontana dalla tradizione corale.
Si sofferma sulle sfere funzionali del dio ma soprattutto sui quella di fondatore di città da cui ne trae spunto per narrare della fondazione di Cirene e rievocare le azioni dei primi coloni[ festa delle Carnèe durante la quale i coloni si univano alle donne locali come Apollo con la ninfa Cirene].
La chiusa dell’inno introduce l’Invidia personificata che viene respinta da Apollo.
INNO AD ARTEMIDE & PER I LAVACRI DI PALLADE : (VEDI APPUNTI)
INNO A DELO : descrive il vagabondare di Latona perseguitata da Era alla ricerca di un luogo dove poter partorire Apollo e Artemide; come Latona anche l’isola di Delo vagabondava per il Mediterraneo e si fermò solo dopo il parto di Latona. Apollo [il quale pronuncia un encomio a Tolomeo nei pressi di Cos] suggerisce alla madre di rifugiarsi nell’isola di Asteria (Delo).
INNO A DEMETRA : Ha come contesto la processione del cesto con i dono alla dea. Qui viene scelto l’episodio di Erisìttone che abbatte il pioppo sacro alla dea e per questo viene punito con una perenne e insaziabile fame.
PERCHE’ CALLIMACO PREDILIGE L’INNO : l’inno si trovava realizzato nella letteratura di età arcaica nei epici e trasmesso impropriamente con la definizione di Inni Omerici. E fungeva come preghiera di apertura alle recitazioni epiche.
Il motivo di questa predilezione è duplice: 1) il epico coniugava la narrazione di tematiche mitiche con dimensioni molto più ridotte. Callimaco infatti predilige i carmi brevi e ben costruite alle composizioni lunghe e con errori formali.
2) l’inno di invocazione forniva un ottimo spunto all’amore della poesia epica per l’ (causa) alla cui trattazione Callimaco dedicò gli Aitia. Inno = incunabolo della poesia eziologica.
INNOVAZIONI CALLIMACHEE: Vi sono elementi che rompono con la tradizione sia sul piano contenutistico che formale. Gli Inni sono composti in esametri (tranne lavacri di Pallade in distici elegiaci).
I primi quattro inni sono scritti in dialetto ionico,gli ultimi due in ionico.
Nel quinto e nel sesto inno al posto dell’elencazione delle doti e delle funzioni del dio viene narrato un episodio mitico che occupa quasi l’intero inno. Callimaco può permettersi di rompere il legame con la tradizione perché i suoi inni non sono legati a nessuna occasione. Per questo egli introduce elementi estranei alla tradizione e appartenenti ad altri genere letterari. Callimaco recupera l’occasione del rituale drammatizzandola all’interno dell’inno.
Nell’ Inno a Zeus il poeta utilizza come cornice di riferimento un immaginari simposio di poeti eruditi dove avviene la pubblicazione dei suoi carmi. Lo scenario simpodiale richiama la poesia di Alceo (contaminatio).
GLI AITIA: quattro libri di elegie in distici elegiaci che ricostruiscono le origini di culti,usanze e nomi.
Tali elegie trattano una grande varietà di argomenti.
Nei primi DUE libri le elegie erano presentate come le risposte delle Muse alle domande del poeta. La presenza delle muse presenta il poema come l’erede dell’epos. [Mito = senso dell’
Gli Aitia si aprivano con un elegia di 40 versi in cui Callimaco si rivolge ai Telchini,demoni mitologici, che il poeta non ritiene capaci di giudicare correttamente la poesia in quanto usano un criterio quantitativo e non qualitativo. Col prologo del sogno si rifà a Esiodo che aveva incontrato le Muse sull’Elicona.
Il TERZO libro si apriva con un elegia intitolata “ Epinicio di Berenice”. Qui Callimaco introduce il mito di Aconzio e Cidippe che ha una funzione mitologica,ovvero serva al poeta a spiegare le origini di una nobile famiglia di Ceo.
Aconzio innamorato di Cidippe incide su una male un giuramento che la lega a lui. Cidippe legge il giuramento e quando sta per sposare un altro uomo per volontà del padre cade ammalata. Il padre consulta l’oracolo di Apollo che gli rivela la verità e acconsente alle nozze tra Cidippe e Aconzio.
Nel QUARTO libro vi era la “Chioma di Berenice” nel quale Berenice aveva offerto un ricciolo perché il marito Tolomeo tornasse salvo dalla guerra contro i Seleucidi. La scomparsa del ricciolo dal tempio do spunto all’astronomo Conone per dare il nome di Chioma di Berenice a una costellazione da lui scoperta
->CATASTERISMO.
Il primo e il secondo libro è presentata come una risposta della Muse a Callimaco mentre il terzo e il quarto libro si susseguono senza un apparente accordo.
PFEIFFER: afferma che gli Aitia sono stati composti durante la giovinezza del poeta nel primo trentennio del III secolo e la diversità di struttura si spiega con il desiderio di variatio.
PARSONS:gli Aitia sarebbero stati concepiti in due tranches poi assemblate. I primi due in età giovanile accumunati dalla presenza delle Muse,il terzo e il quarto nella vecchiaia accumunati dalla presenza di Berenice.
Il prologo dei Telchini sarebbe stato concepito dopo rispetto alla composizione degli Aitia. La polemica contenuta in questo prologo riguarda le problematiche dell’epos e i problemi estetici ad esse legate.
I GIAMBI: sono sette carmi. Sono la prima raccolta poetica dell’antichità organizzata dall’autore stesso,che riunisce sotto un’unica opera composizione scritte in momenti diverse.
Vi è una grande varietà a livello metrico,linguistico e contenutistico. L’opera originale era composta da 17 carmi: Cinque coliambi,2/3 trimetri giambici, 1 in trimetri trocaici catalettici,3 in strutture epodiche e 4 metri lirici.
I dialetti prevalenti sono quello ionico e quello dorico.
La varietà tematica è molto varia rispetto a quella presente nei giambi tradizionale. Accanto all’invettiva personale troviamo strutture epigrammatiche e casi di e altre strutture che manifestano il liber poetico.
Nel PRIMO GIAMBO troviamo il personaggio di Ipponatte che raduna i dotti di Alessandria nel Serapeion e racconta loro della coppa di Baticle. Ipponatte annuncia ai dotti che Callimaco non usa più i Giambi per l’invettiva personale.
Nel TREDICIESIMO GIAMBO un avversario del poeta lo accusa di non essere fedele sotto il profilo del dialetto e delle scelte metriche. Callimaco si difende presentando in sua difesa la polydèia di Ione di Chio.
Il libro dei Giambi è un vero e proprio esperimento letterario in cui l’invettiva personale è integrata dal richiamo alla morale popolare e dove vengono toccati gli argomenti più vari.
La fusione di morale e varierà tematica è una novità. Callimaco introduce metri diversi e nuove combinazioni degli schemi tradizionali.
L’ECALE: è un epillio.
Il mito narrato riguarda un episodio delle gesta di Teseo. L’eroe che era alla ricerca del minotauro durante una tempesta trova ospitalità presso una vecchia di nome Ecale. Il giorno seguente Teseo riesce ad abbattere il toro ma sulla strada del ritorno trova Ecale morta e per onorarne la morte istituisce il tempio di Zeus Ecalio.
Callimaco usa il genere epico in funzione eziologica e vi inserisce la materia degli Aitia.
Il personaggio principale,diversamente dall’epos tradizionale in cui era l’eroe,è Ecale un personaggio umile che conduce una vita umile. La vicenda perno dell’opera nn è l’impresa eroica ma il legame di affetto che si instaura tra Teseo e Ecale.
Callimaco applica al genere epico i criteri di brevità e raffinatezza formale.
Secondo uno scolio ai versi finale dell’Inno ad Apollo Callimaco sarebbe stato costretto a scrivere l’Ecale per rispondere agli attacchi di chi sosteneva che lui non fosse capace di scrivere un grande poema. L’Ecale non dimostra l’abilità di Callimaco come poeta epico ma la sua capacità di rinnovare tale stile nella forma e nel contenuto. Prassifane rimproverava a Callimaco di non seguire i princìpi poetici ed estetici stabiliti da Aristotele.