da sonia lunari » 12 nov 2012, 17:40
CRITICA DELLA RAGION PURA
La critica della Ragion Pura, scritta da Immanuel Kant nel 1781, è un’analisi critica dei fondamenti del sapere. E, poiché, ai tempi di Kant il sapere si articolava in scienza e metafisica, essa prende la forma di un indagine valutativa circa queste due attività della mente.
Inoltre per Kant la conoscenza non è una registrazione passiva, ma ricevendo aggiungo qualcosa che non c’era, il soggetto quindi è anche attivo; io non conosco l’oggetto in se ma conosco l’oggetto alla maniera di come io lo conosciuto; quindi non si possono conoscere le cose come sono veramente.
GIUDIZIO SINTETICO A PRIORI
Kant vuole mostrare che la conoscenza umana può essere universale e necessaria, in quanto è convinto che la conoscenza umana e in particolare la scienza si basi su principi assoluti, ossia di verità universali che valgono ovunque e sempre allo stesso modo. Infatti la scienza presuppone alcuni principi immutabili. Kant denomina i principi di questo tipo giudizi sintetici a priori.
La teoria dei giudizi di Kant si suddivide in:
-giudizi analitici a priori: non ampliano il patrimonio conoscitivo, non c’è bisogno di ricorrere all’esperienza in quanto il predicato non fa altro che ampliare quanto è già contenuto nel soggetto
-giudizi sintetici:il perché il predicato dice qualcosa di nuovo rispetto il soggetto, si basano esclusivamente sull’esperienza.
1) A priori perché non possono derivare dall’esperienza
2) A posteriori il predicato di ce qualcosa di nuovo rispetto il soggetto
Questi giudizi si distinguono dai giudizi analitici a priori e dai giudizi sintetici a priori.
MATERIA E FORMA,SPAZIO E TEMPO(estetica trascendentale)
Kant si trova di fronte al problema di spiegare la provenienza dei giudizi sintetici a priori. Pertanto elabora una nuova teoria della conoscenza intesa come materia e forma(conoscenza sensibile) e come spazio e tempo (conoscenza intellettuale)
Per materia si intende la sensazione ossia tutto ciò che proviene da fuori, che mi viene dato;
la forma,la legge che ordina le impressioni che vengono organizzate, raccolte dalla mente umana.
-Lo spazio è la forma del senso esterno che è alla base delle intuizioni esterne
-Il tempo è la forma del senso interno che sta a fondamento dei nostri stati interni
LA RIVOLUZIONE COPERNICANA
Le sue tesi risultarono essere innovative a tal punto da poter essere definito il “Copernico” della filosofia: infatti, come quest’ultimo aveva ribaltato l’ordine del cosmo, così Kant afferma che non sono le strutture mentali a modellarsi sulla natura, ma è la natura che si modella sulla ragione ed è condizionata dal soggetto.
Questa scoperta porta alla distinzione tra fenomeno e noumeno
-fenomeno è ciò che ci appare tramite i dati sensibili
-noumeno è è la rappresentazione dell’oggetto come esiste in se stesso (la cosà in sé) ossia ciò che si cela dietro al fenomeno.
Inoltre Kant articola la conoscenza in 3 facoltà principali
·La sensibilità è la facoltà con la quale gli oggetti ci sono dati attraverso i sensi e tramite le forme a priori di spazio e tempo.
·L’intelletto è la facoltà attraverso cui pensiamo tramite le categorie.
·La ragione è la facoltà attraverso cui cerchiamo di spiegare la realtà mediante idee: di anima_di mondo_di Dio.
LE CATEGORIE(analitica trascendentale studia le forme a priori dell’intelletto)
Secondo Kant inoltre la sensibilità e l’intelletto sono entrambi indispensabili alla conoscenza perché senza sensibilità nessun’oggetto ci verrebbe dato e senza nessun intelletto nessun oggetto verrebbe pensato. Pertanto i pensieri senza contenuto sono vuoti, e i contenuti senza i concetti sono ciechi.
Secondo Kant i concetti sono delle funzioni, ovvero delle operazioni attive che consentono nell’ordinare o nell’unificare diverse rappresentazioni sotto una rappresentazione comune. Possono essere empirici, cioè costruiti con materiali ricavati dall’esperienza, o puri, cioè contenuti a priori nel proprio intelletto. I concetti puri si identificano con le categorie, cioè con quei concetti basilari della mente che rappresentano le supreme funzioni unificatrici dell’intelletto; hanno una portata esclusivamente gnoseologica trascendentale in quanto rappresentano dei modi di funzionamento dell’intelletto che non valgono per la cosa in se ma per il fenomeno.
CONCETTO DI IO PENSO o di “APPERCEZIONE TRASCENDENTALE”
Le categorie non sono indipendenti l’una dall’altra, ma trovano la loro unità nell’io penso, pertanto la sua funzione è quella di sintetizzare e organizzare tutti i dati che ci vengono forniti dall’esperienza.
IDEE TRASCENDENTALI (studia le forme a priori della ragione, ossia le idee)
Kant ritiene che questo voler procedere oltre i dati che ci derivano dall’esperienza derivi dalla nostra innata tendenza alla totalità; la nostra ragione è attratta verso una spiegazione incomprensibile di ciò che esiste. Spiegazione che si basa sulle tre idee trascendentali:
anima: vorrebbe esprimere la totalità delle esperienze interne
mondo: totalità esperienze esterne
Dio: totalità delle totalità delle esperienze esterne/interne
Totalità = qualcosa che eccede l’esperienza, manca la dimensione materiale, infatti le idee non derivano dall’esperienza.
IL CONCETTO DI TRASCENDENTALE
Per trascendentale si ogni conoscenza che si occupa non di oggetti ma del nostro modo di conoscere gli oggetti nella misura in cui questo può essere possibile attraverso le forme a priori.
LA CRITICA DELLA RAGION PRATICA
La critica della ragion pratica viene scritta da Kant nel 1788 egli si occupa di trovare una legge morale a priori valida per tutti,in quanto la ragione umana è anche ragione pratica, cioè è capace di determinare la volontà e l’azione morale.
Kant distingue le regole generali che educano la nostra volontà in massime e imperativi:
massime: sono i principi pratici che valgono solo per i l’individuo che se la fa propria, e sono quindi soggettive(es: vendicarsi di un’offesa subìta)
imperativi: sono principi pratici validi per tutti, e quindi oggettivi; possono essere di due tipi:
·ipotetici: determinano la volontà solo a condizione che essa voglia raggiungere determinati scopi, e valgono per tutti quelli che si propongono quell’obiettivo
·categorici: determinano la volontà non per ottenere un certo effetto, ma semplicemente come volontà.
L’ESSENZA DELL’IMPERATIVO CATEGORICO
l’imperativo categorico ordina il dovere in modo autoritario a prescindere da qualsiasi scopo ed ha la forma del “devi” puro e semplice. Dunque la forza dell’imperativo è condizionata dalla volontà del soggetto; ed è solo questo tipo di imperativo che secondo Kant ha le caratteristiche della “legge”.
In altri termini, l’imperativo categorico è quel comando che ci ricorda che un comportamento risulta morale solo se la sua massima appare universale.
LE FORMULE DELL’IMPERATIVO CATEGORICO
Le espressioni dell’imperativo categorico sono tre:
“Agisci in modo che la massima della tua volontà possa valere sempre, al tempo stesso, come principio di una legislazione universale”à riguarda la LEGGE, che coincide con la volontà personale
“Agisci in modo da considerare l’umanità, sia nella tua persona, sia nella persona di ogni altro, sempre anche come scopo, e mai come semplice mezzo”à riguarda l’UOMO, che viene posto al di sopra di tutto
“Agisci in modo che la volontà, con la sua massima, possa considerarsi come universalmente legislatrice rispetto a sé medesima”à riguarda la VOLONTA’, che serva a dare la legge a noi stessi
LA FORMALITA’ DELLA LEGGE
un problema alla legge è la sua formalità, in quanto la legge non ci dice che cosa dobbiamo fare, ma come dobbiamo farlo.
Il carattere formale della legge morale fa un tutt’uno con il suo carattere anti-utilitaristico. Infatti se la legge morale fosse subordinata ad un fine utilitaristico, si ridurrebbe ad un insieme di imperativi ipotetici in quanto sarebbero gli oggetti a dare la legge alla volontà, inoltre ciò andrebbe in contrasto con la sua universalità. Ne consegue che la formalità della legge consiste nella sua universalità, che obbliga ad agire indipendentemente dai desideri. Su questa considerazione Kant esclude emozioni e sentimenti in quanto posso sviare la volontà da un retto comportamento. Pertanto la moralità consiste nel dovere-per-dovere.
Quindi secondo Kant perché un’azione sia morale occorre che sia compiuta con la sola intenzione di obbedire alla legge morale.di qui la distinzione tra legalità e moralità. La prima concerne l’azione invisibile(dover pagare le tasse),la seconda l’azione visibile(il pagare le tasse per puro dovere).è evidente che non tutte le azioni legali sono anche morali.
L’AUTONOMIA MORALE
Tuttavia la volontà è dotata del concetto di AUTONOMIA, cioè è in grado di determinarsi da sé. Questo termine designa l’indipendenza della volontà da ogni desiderio. In altri termini la volontà coincide con la libertà. Il suo contrario è l’ETERONOMIA, cioè il far dipendere la volontà da qualcosa che è altro da lei. Tutte le etiche che si fondano sui contenuti compromettono l’autonomia della volontà, poiché implicano una sua dipendenza dalle cose: questo errore è proprio di ogni etica che si fonda sulla ricerca della felicità, poiché introduce fini materiali. L’uomo deve invece agire non per ottenere la felicità ma per il puro dovere: così diventa degno di felicità
RIVOLUZIONE COPERNICANA MORALE
I critici hanno usato l’espressione “rivoluzione copernicana morale” per evidenziare come Kant abbia posto l’uomo al centro dell’universo morale tramite una rivoluzione copernicana analoga a quella compiuta nella ragion pura. Kant polemizza contro tutte le morali eteronome. Se prima l'uomo doveva sottostare alle leggi imposte dalle varie istituzioni (stato, chiesa, etc...), ora è lui il legislatore in quanto lo stato deve riflettere le leggi dettate dalla ragione umana e non viceversa. Questo perché l'uomo ,obbedendo alle leggi dello stato, riesce ad obbedire a se stesso..
IL BENE MORALE
Le etiche prekantiane determinavano i concetti di bene morale e male morale e da qui procedevano a dedurre la legge morale. Kant rovescia la questione: il concetto di bene e male morale va determinato dopo la legge morale; infatti è l’intuizione (o volontà) pura che fa essere buono ciò che essa vuole.
In che modo si può passare ai contenuti particolari? Kant ricorre a uno schema con cui, elevando la ,massima soggettiva all’universalità si è in grado di capire se questa è massima morale oppure no.
I POSTULATI
Quelli che nella Critica della Ragion Pura davano luogo ad antinomie (libertà, immortalità dell’anima, Dio) diventano ora postulati, cioè presupposti che autorizzano concetti di cui altrimenti non si potrebbe affermare neanche la possibilità. Bisogna ammettere la loro esistenza per poter spiegare la legge morale.
· la libertà è postulata per il fatto che è possibile concepire la volontà pura come causa libera
· Dio è postulato poiché la legge morale mi comanda di essere virtuoso e questo mi rende degno di felicità; questa felicità non si attua in questo mondo e quindi è lecito concepire un altro mondo in cui Dio adegua ai meriti e alla virtù la nostra felicità
· l’immortalità dell’anima è postulata perché la santità richiesta dal sommo bene è un processo che può realizzarsi solo all’infinito
CRITICA DEL GIUDIZIO
Nella Critica del Giudizio Kant esamina la facoltà di giudizio, una facoltà intermedia fra intelletto e ragione, fra il conoscere e il giudicare. Kant distingue il giudizio determinante dal giudizio riflettente.
-i giudizi scientifici sono detti determinanti, e sono oggettivi in quanto determinano la realtà in base a criteri universali “a priori”(spazio,tempo,categorie),
- i giudizi sentimentali sono detti riflettenti e sono soggettivi perché riflettono su una realtà che è già stata acquisita mediante i giudizi determinanti. Col giudizio riflettente ci troviamo di fronte a un oggetto già conosciuto attraverso lo spazio, il tempo e le categorie e riflettiamo su di esso per collegarlo le esigenze di finalità ed armonia.
I giudizi riflettenti posso essere:
a) estetici: riguardano il bello e sono prodotti attraverso l’intuito. Noi viviamo immediatamente la finalità della natura (1 bel paesaggio in armonia con le nostre sensazioni)
b) teologici: riguardano le finalità o scopi della natura e sono prodotti attraverso il ragionamento. Noi pensiamo concettualmente tale finalità mediante la nozione di fine.
IL BELLO
Kant offre 4 definizioni di bello
1)il bello è ciò che piace senza interesse
- esempio: - un tramonto piace in sé => è bello
2) il bello è ciò che piace universalmente, senza concetto
3) bello è la finalità senza scopo
- bello è ciò che ha armonia senza seguire delle regole formali
=> non è possibile classificare il bello in schemi e regole precise
4) il bello è ciò che, senza concetto, è riconosciuto come oggetto di un
piacere necessario.
Kant distingue tra piacevole e piacere estetico
piacevole: giudizio estetico basato sui sensi umani è soggettivo
esempio: la bellezza di una persona dell’altro sesso (entrano in gioco fattori legati ai sensi
umani)
piacere estetico: giudizio estetico basato sulla forma, basato sulle qualità proprie dell’oggetto è oggettivo
esempio: fenomeni della natura, come un fiore
b) Distinzione tra bellezza libera e bellezza aderente
Bello libero: non segue canoni, regole, modelli
=> - è universale
- è veramente il bello
esempio: una conchiglia
Bello aderente: segue regole, canoni, modelli
=> il bello aderente non è universale, perché è giudicato in base a dei criteri che possono
variare, per esempio nel tempo
=> non è veramente bello
- esempio: una chiesa in stile barocco probabilmente non piace a dei critici illuministi
Rivoluzione copernicana estetica:
Il bello non è più una qualità dell’oggetto (come si credeva nella filosofia antica), ma è una qualità che
deriva dal modo in cui la mente umana interpreta le qualità dell’oggetto. La bellezza non è più legata solo
all’oggetto, ma è il frutto di una mediazione tra le qualità dell’oggetto e la nostra mente.
Se il bello dipendesse da qualità esterne alla mente umana, non esisterebbe più la libertà dei giudizi
estetici, perché la mente non potrebbe più decidere cosa è bello, in quanto la bellezza sarebbe già decisa
dall’oggetto