da Cippete » 3 feb 2013, 12:06
Erodoto è considerato il padre della storiografia, non solo perché ha descritto numerosi paesi e persone da lui conosciute in numerosi viaggi, ma anche perché nella sua opera Storie ha scritto riguardo l'invasione persiana in Grecia, le cause che hanno portato alla guerra fra le poleis diffidando degli incerti resoconti dei suoi predecessori. La sua apertura mentale e curiosità verso culture non greche possono essere ricondotte al luogo di nascita, Alicarnasso, città greca dalle varie tradizioni ed in forte contatto con il mondo barbaro.
Erodoto nacque, presumibilmente, nel 484 a.C. in una famiglia aristocratica di Alicarnasso (città della Caria) da madre greca, Dryò, e padre asiatico, Lyxes. In quell’epoca la regione era dominata da una dinastia fedele alla Persia, e, poiché la famiglia di Erodoto prese parte all’insurrezione contro il regime, il cugino Paniassi fu condannato a morte ed Erodoto dovette riparare a Samo, città aderente alla Lega delio-attica, d'orientamento antipersiano. Dopo numerosi viaggi di studio che lo portarono in Asia minore, Medio Oriente, Egitto, Magna Grecia e Grecia continentale; infine, giunse ad Atene. Conobbe Sofocle ed entrò in contatto con la cerchia d'intellettuali attivi intorno a Pericle, per impulso del quale fu fondata nel 444-443 a.C. la colonia di Turi in Magna Grecia, nella quale Erodoto si trasferì. Non è nota la data della sua morte, che dovette comunque essere posteriore al 430, visto che Erodoto mostra di conoscere vicende relative alla prima fase della guerra del Peloponneso. È anche discusso se sia morto a Turi o ad Atene, dove forse avrebbe fatto ritorno.
Erodoto scrisse in dialetto ionico, con numerosi inserimenti attici e frequenti forme attinte al linguaggio epico e poetico; lo stile, con le sue frequenti paratassi, è semplice e piano. L'opera Storie non possedeva all'origine un titolo: il termine “storia” (in greco historía, ricerca, indagine) è desunto delle prime righe della sua introduzione. Non è dovuta a Erodoto, bensì ai filologi alessandrini, la partizione dell'opera in nove libri, ciascuno dei quali fu intitolato al nome di una musa. I primi 5 libri parlano delle vicende della Lidia e la conquista degli imperi orientali da parte della Persia, gli ultimi 4, invece, parlano della guerra tra Persiani e Greci.
Su quest'opera di Erodoto è sorta la famosa "questione Erodotea": l'articolazione della materia e soprattutto la frequenza delle digressioni ha fatto ritenere che l'opera erodotea non sia nata da un progetto unitario, ma sia il risultato della giustapposizione di unità narrative (i lógoi) nate autonomamente e incentrate su interessi etnografici e geografici, secondo l'uso dei logografi. Secondo altri studiosi, invece, Erodoto voleva comporre una storia della Persia, della sua ascesa e delle sue vittoriose conquiste fino allo scontro con la Grecia.
Qualunque sia stata la genesi dell'opera, è certo che essa fu diffusa oralmente, in recitazioni pubbliche. Sotto questo aspetto Erodoto è erede della tradizione epica, ma, a differenza di quanto avviene nell'epos, gli eventi narrati sono ormai di uomini e di popoli: per questo richiedono una documentazione. Erodoto inoltre distingue tra le notizie conosciute per visione diretta (ópsis) e quelle acquisite per testimonianza orale (akoè); se le testimonianze raccolte contrastano fra loro, sceglie quelle che sembrano più attendibili.