Nel capitolo 27 dei Promessi Sposi, Alessandro Manzoni ironizza sulle credenze e le pratiche magiche dell'epoca, tra cui maghi e astrologi. Sebbene il linguaggio astrologico del XVII secolo possa sembrare distante da quello odierno, ci sono alcune analogie che possono essere osservate.
In entrambe le epoche, l'astrologia si basa sulla convinzione che gli eventi terreni siano influenzati dalle posizioni e dai movimenti dei corpi celesti. Sia nel XVII secolo che oggi, l'astrologia cerca di interpretare le connessioni tra i corpi celesti e la vita umana, attribuendo loro significati simbolici e influssi sul destino individuale e collettivo.
Un'altra analogia può essere trovata nell'uso di termini e concetti astronomici e astrologici nel linguaggio comune. Ancora oggi, usiamo espressioni come "mercuriale" per riferirci a qualcosa di rapido o mutevole, o "venere" per descrivere l'amore e la bellezza. Queste metafore e riferimenti astrologici sono ancora presenti nel nostro linguaggio quotidiano.
Tuttavia, è importante notare che nel corso dei secoli l'astrologia ha perso credibilità scientifica e ha assunto principalmente un ruolo di intrattenimento o di interesse personale. Mentre nel XVII secolo era ancora ampiamente accettata e rispettata come disciplina, oggi è considerata più come una forma di divertimento o curiosità.
In conclusione, sebbene il linguaggio astrologico del XVII secolo e quello odierno presentino alcune analogie nel modo in cui interpretano gli influssi celesti sulla vita umana, è fondamentale distinguere tra la credenza dell'epoca e l'uso più moderno che ne facciamo oggi. L'ironia di Manzoni nel capitolo 27 dei Promessi Sposi riflette proprio su questo divario tra credenze superate e razionalità contemporanea.