da Garnet107 » 2 gen 2011, 18:54
Come da titolo. Con questo ho preso otto in verifica :D
Libertà d’informazione: controllo, limiti e censure
Nella società in cui viviamo, l'abitudine di vedere circolare libera¬mente libri, quotidiani, settimanali e di po¬ter scegliere tra molti programmi radiotelevisivi ci rende difficile immaginare l'esi¬stenza della censura, propria dei regi¬mi totalitari, e del controllo sui mezzi di co¬municazione di massa. L'articolo 21 della Costituzione italiana afferma infatti che "tutti i cittadi¬ni hanno diritto di manifestare liberamente il proprio pensiero con la parola, lo scritto e ogni altro mezzo di diffusione. La stampa non può essere soggetta ad autorizzazioni e censure".
Tuttavia, benché tutelata dalla legge, al giorno d’oggi questa libertà d’informazione è spesso messa a rischio, regolata o limitata tramite filtri e censure, imposti da gruppi di potere politico o economico interessati a far trasparire solo notizie che possano metterli in buona luce.
Avere il controllo dei principali mezzi di informazione, infatti, equivale ad avere sotto controllo anche l’opinione pubblica. Giornali, programmi televisivi e radiofonici sono, da che mondo è mondo, la via attraverso cui viaggia la propaganda, lo strumento per eccellenza per raccogliere consensi da parte del popolo. È dunque per questo che coloro che si trovano in posizioni di rilievo o particolarmente in vista (personaggi di grande influenza politica, sociale o economica, che possiedono potere e soldi per permettersi tutto questo) cercano, tramite lotte aperte o sotterranee, di sfruttare stampa, radio, televisioni per influenzare la divulgazione delle notizie e volgere a proprio favore una data situazione, perlomeno agli occhi degli spettatori. Tutto questo, come è facile immaginare, limita fortemente quelle che sono le possibilità di comunicazione dei media: infatti, se da un lato essi permettono un'informazione potenzialmente vastissima, dall'altro tale potenziale si riduce in effetti ad un numero esiguo di notizie accuratamente sele¬zionate e filtrate. E i media, in mano al potere, oltre che a rafforzarlo, si riducono a null’altro che macchine di costruzione del consenso popolare, attraverso il blocco delle informazioni pericolo¬se per gli equilibri esistenti, il controllo dei canali informativi, o ancora ingigantendo, minimiz¬zando o persino inventando le notizie. Tale situazione è senza dubbio grave, soprattutto per un paese europeo, in cui si presuppone la libera circolazione delle informazioni e l’esercizio, da parte dei media, di un effettivo pluralismo, cioè della presenza di giornali e reti radiotelevisi¬ve di diverso orientamento culturale e politico.
Certuni, tuttavia, potrebbero pensare che in effetti, dietro tutto questo, non ci sia un’effettiva influenza diretta da parte dei sopraccitati individui d’influenza politica, economica e via discorrendo, ma che ciò che quotidianamente ci viene proposto dai media sia semplicemente l’emergere dei pareri personali di chi redige le notizie. La colpa non sarebbe, dunque, da imputare ad un controllo dei mezzi di informazione, ma all’impossibilità di dare un giudizio assolutamente imparziale in merito alle questioni discusse. In fondo, siamo tutti esseri umani, ognuno di noi ha le proprie opinioni ed è impossibile essere totalmente imparziali.
Tuttavia, se pure ciò fosse vero, vero è anche che il compito di un buon giornalista è quello di esporre i fatti per come sono, cercando, se non altro, di limitare al minimo il proprio apporto personale, così da permettere al destinatario della notizia di poter maturare una propria idea in materia. O, quantomeno, sarebbe necessario offrire più punti di vista, in modo che il destinatario possa avere un prospetto generale della data situazione. Ciò che avviene, invece, è proprio l’opposto: al pubblico vengono date opinioni altrui camuffate da fatti, costringendolo ad accettarle come unica verità possibile.
Per far fronte a questa situazione, si rende necessaria una reazione che parta non solo dai mittenti delle informazioni, ma soprattutto dai destinatari: in altre parole, deve essere il singolo cittadino a difendersi, attraverso la fruizione critica o l’informazione alternativa, fornita dai cosiddetti “micromedia” (stampa alternativa, radio o televisioni locali eccetera) o da Internet. E, naturalmente, oltre questo è indispensabile lottare per la libertà d’informazione, al fine di evitare la concentrazione del potere sui mezzi comunicativi nelle mani di singoli individui.