da nanni » 14 lug 2008, 17:23
Non appena Archia uscì dalla fanciullezza e da quegli studi per mezzo dei quali i giovani ricevono di solito il loro primo avviamento alla cultura, si dedicò alla sua occupazione prediletta della scrittura, e dapprima ad Antiochia - infatti là è nato da una nobile famiglia - un tempo celebre e ricca città, e fiorente di uomini molto colti e delle attività più liberali, giunse rapidamente a superare tutti nella gloria dell'ingegno. Quindi nelle altre parti dell'Asia e in tutta quanta la Grecia era così celebrato il suo arrivo che l'attesa dell'uomo superava la fama del suo talento, il suo arrivo e l'ammirazione superavano l'attesa. In quel tempo l'Italia era piena delle arti e delle discipline Greche, e questi studi si coltivavano nel Lazio con maggior impegno allora di quanto avvenga attualmente nelle stesse città, e anche qui a Roma, grazie alla pace dello Stato, non venivano trascurati. Perciò sia i Tarantini, sia i Reggini, sia i Napoletani gli accordarono il diritto di cittadinanza e altri privilegi; e tutti coloro che potevano dare un giudizio sulle opere d'ingegno, lo stimarono degno di essere conosciuto e ospitato. Quando, grazie a questa così grande diffusione della sua fama, era noto anche a chi era lontano, giunse a Roma durante il consolato di Mario e di Catulo.