Dareus, tanti modo exercitus rex, qui triumphantis magis quam dimicantis more curru sublimis inierat proelium, per loca, quae prope inmensis agminibus inpleverat, iam inania et ingenti solitudine vasta, fugiebat. Pauci regem sequebantur: nam nec eodem omnes fugam intenderant, et deficientibus equis cursum eorum, quos rex subinde mutabat, aequare non poterant. Onchas deinde pervenit, ubi excepere eum Graecorum quattuor milia. Iam rectius tum ad Euphraten contendit, id demum credens fore ipsius, quod celeritate praecipere potuisset. At Alexander Parmenionem, per quem apud Damascum recepta erat praeda, iussum eam ipsam et captivos diligenti adservare custodia, Syriae, quam Coelen vocant, praefecit. Novum imperium Syri, nondum belli cladibus satis domiti, aspernabantur: sed celeriter subacti oboedienter imperata fecerunt. Aradus quoque insula deditur regi.
Dario, re fino ad allora di un esercito così grande, che aveva intrapreso la battaglia, alto sul carro, con l’atteggiamento più di un trionfatore che di un combattente, fuggiva attraverso luoghi che poco prima aveva riempito di immense schiere, ora vuoti e resi deserti da una desolata solitudine. Pochi seguivano il re: infatti non tutti erano fuggiti nella medesima direzione né erano in grado, mancando i cavalli, di tenere il passo di quelli che il re mutava ripetutamente. Quindi giunse ad Onche, dove lo accolsero quattromila Greci. Da qui si diresse allora per la via più breve verso l’Eufrate, credendo che sarebbe rimasto suo soltanto ciò di cui avesse potuto impadronirsi con rapidità.Ma Alessandro affidò il comando della regione che chiamano Celesiria a Parmenione, per opera del quale era stato razziato il bottino presso Damasco, ordinandogli di custodirlo assieme ai prigionieri con la massima attenzione. I Siriani, non ancora abbastanza piegati dalle perdite subite in guerra, erano riluttanti al nuovo dominio, ma, rapidamente sottomessi, eseguirono docilmente gli ordini. Anche l’isola di Arado si arrese al re.