da pingupallina » 4 ott 2011, 13:55
Versione di latino tratta dal libro ET.
Scilicet minus beate vivebat dictator noster qui Samnitium legatos audiit cum vilissimum cibum infoco
ipse manu sua versaret, illa qua iam saepe hostem percusserat laureamque in Capitolini lovis gremio reposuerat, quam Apicius nostra memoria vixit, qui, in ea urbe, ex qua aliquando philosophi velut corruptores iuventutis abire iussi sunt, scientiam popinae professus, disciplina sua saeculum infecit! » Cuius exitum nosse operae pretium est. Cum sestertium millies in culinam coniecisset, cum tot congia
ria principum et ingens Capitola vectigal singulis comisationibus exsorpsisset, aere alieno oppressus, rationes suas tunc primum coactus inspexit; superfuturum sibi sestertium centies computavit, et, velut in ultima fame victurus si in sestertio centies vixisset, veneno vitam finivit
Evidentemente viveva meno bene il nostro dittatore che ascolta gli ambasciatori dei Sanniti, quando con la mano dello stesso girava nel fuoco il cibo di bassissimo prezzo- quella (la mano) con cui aveva già ucciso spesso il nemico e aveva deposto la corona d'alloro nel grembo di Giove Capitolino- di quanto Apicio visse al nostro tempo, che nella stessa città, dalla quale fu ordinato una volta ai filosofi di andare via come corruttori della gioventù, professando la scienza della cucina con il suo metodo corruppe tutta un'epoca.
Vale la pena conoscere la sua fine: dopo che ebbe speso in cucina un milione di sesterzi e dopo aver divorato in un banchetto dopo l'altro tanti doni di principi e l'enorme tributo del Campidoglio, colmo di debiti, fu costretto per la prima volta a fare i suoi conti e dunque calcolò che gli rimanevano solo dieci sesterzi e, come se vivere con dieci milioni di sesterzi volesse dire soffrir la fame, si avvelenò.