da giadadancer » 28 mag 2012, 11:30
SULPICIA (TIBULLO) XIII (= IV 7)
Tandem venit amor, qualem texisse pudori
quam nudasse alicui sit mihi fama magis.
Exorata meis illum Cytherea Camenis
attulit in nostrum deposuitque sinum.
Exsoluit promissa Venus: mea gaudia narret,
dicetur si quis non habuisse sua.
Non ego signatis quicquam mandare tabellis,
ne legat id nemo quam meus ante, velim,
sed peccasse iuvat, vultus componere famae
taedet: cum digno digna fuisse ferar
Finalmente è giunto l’amore, e sarebbe per me maggiore vergogna tenerlo nascosto di quanto sia infamante manifestarlo a qualcuno. Citerea, supplicata dai miei versi, lo condusse a me e lo depose sul mio seno. Venere ha compiuto le promesse: narri i miei piaceri colui di cui si dirà che non ha avuto i suoi. Io non vorrei confidare nulla alle mie tavolette sigillate, affinchè nessuno lo sappia prima del mio amato. Ma sono contenta di avere peccato; mi da’ fastidio atteggiare il volto per la mia reputazione. Si dirà che sono stata con un uomo degno di me e che io sono degna di lui.