Contro i fautori della pace (Isocrate)

Ἡδέως δ' ἂν αὐτῶν πυθοίμην ὑπὲρ τίνων οἴονται χρῆναι μαχομένους ἡμᾶς ἀποθνῄσκειν· οὐχ ὅταν οἱ πολέμιοι προστάττωσίν τι παρὰ τὸ δίκαιον καὶ...

Traduzione

Con piacere chiederei a queste persone per quali cose esse credano che sia il caso che noi moriamo combattendo.

Non se i nemici avessero in mente qualcosa di ingiusto, se attaccassero la nostra campagna e dessero la libertà ai nostri schiavi? E magari poi li insediassero in essa, (la terra…) che i nostri padri ci hanno lasciato in eredità, e non solo ci privassero dei suoi beni, ma assieme ad altri mali ci esponessero anche a delle ingiurie? Io per cose come queste penso che dovremmo essere disposti a sopportare non solo una guerra, ma anche la fuga in esilio e la morte.

Sarebbe infatti molto meglio morire perdurando nella fama che abbiamo oggi, piuttosto che vivere macchiati dall’umiliazione che ci deriverebbe dal fare le cose che essi ci consigliano. E se bisogna dire la verità fino in fondo, sarebbe meglio per noi schierarci coi rivoltosi, piuttosto che con soggetti risibili agli occhi dei nemici.

Delle due l’una, infatti, per gente che ha vissuto all’insegna di alte considerazioni e di alti pensieri: o per essi è destino primeggiare sui Greci, oppure essere spazzati via, senza comunque abbassarsi a nulla di meschino, ma tendendo piuttosto a una morte onorevole. (By Adriano Torricelli)

 

Traduzione letterale e spiegazione del testo frase per frase

ἡδέως δ’ ἂν αὐτῶν πυθοίμην, ὑπὲρ τίνων οἴονται χρῆναι μαχομένους ἡμᾶς ἀποθνήσκειν·

Dolcemente/con piacere chiederei a essi (ἡδέως δ’ ἂν αὐτῶν πυθοίμην; πυθοίμην: 1^ sing. ottat. aoristo 3^ sing. att. da πυνθάνομαι: chiedo genit. ) per quali cose pensano essere necessario/che sia il caso (ὑπὲρ τίνων οἴονται χρῆναι; χρῆναι: infinito di χρῆ: è necessario ) che noi combattendo moriamo (μαχομένους ἡμᾶς ἀποθνήσκειν),

οὐχ ὅταν οἱ πολέμιοι προστάττωσί τι παρὰ τὸ δίκαιον καὶ τῆς χώρας ἀποτέμνωνται καὶ τοὺς οἰκέτας ἐλευθερῶσι;

non (sarebbe necessario farlo…) qualora i nemici programmassero qualcosa lontano dal giusto (οὐχ ὅταν οἱ πολέμιοι προστάττωσί τι παρὰ τὸ δίκαιον) e colpissero la campagna (καὶ τῆς χώρας ἀποτέμνωνται) e liberassero gli schiavi domestici (καὶ τοὺς οἰκέτας ἐλευθερῶσι)?

καὶ τούτους μὲν κατοικίζωσιν εἰς ταύτην ἣν ἡμῖν οἱ πατέρες κατέλιπον, ἡμᾶς δὲ μὴ μόνον τῶν ὄντων ἀποστερῶσιν, ἀλλὰ καὶ πρὸς τοῖς ἄλλοις κακοῖς εἰς ὀνείδη καθιστῶσιν;

E (qualora…) insediassero questi (=gli schiavi) in questa (=la campagna)

che i padri/i nostri avi ci lasciarono (καὶ τούτους μὲν κατοικίζωσιν εἰς ταύτην ἣν ἡμῖν οἱ πατέρες κατέλιπον), e non solo ci privassero delle cose che sono (in essa…) (ἡμᾶς δὲ μὴ μόνον τῶν ὄντων ἀποστερῶσιν), ma anche (ἀλλὰ καὶ) accanto ad altri mali (ci…) disponessero (πρὸς τοῖς ἄλλοις κακοῖς καθιστῶσιν; καθιστῶσιν: 3^ plur. cong. aor. 3^ sing. att. da καθίστημι)

verso delle ingiurie (εἰς ὀνείδη)//ma in più ci gettassero addosso anche la disgrazia delle ingiurie (ἀλλὰ καὶ πρὸς τοῖς ἄλλοις κακοῖς εἰς ὀνείδη καθιστῶσιν)?

ἐγὼ μὲν γὰρ ὑπὲρ τούτων οὐ μόνον πόλεμον ἀλλὰ καὶ φυγὰς καὶ θανάτους οἴομαι προσήκειν ἡμῖν ὑπομένειν·

Io dunque per queste cose non solo una guerra (ἐγὼ μὲν γὰρ ὑπὲρ τούτων οὐ μόνον πόλεμον), ma anche delle fughe e delle morti penso essere opportuno per noi di sopportare//ma anche la fuga e la morte credo che non sarebbero per noi sproporzionate (ἀλλὰ καὶ φυγὰς καὶ θανάτους οἴομαι προσήκειν ἡμῖν ὑπομένειν;

προσήκειν: “essere adeguato/opportuno”= πρός: davanti; ἥκω: sono giunto, giungo).

πολὺ γὰρ κρεῖττον ἐν ταῖς δόξαις αἷς ἔχομεν τελευτῆσαι τὸν βίον μᾶλλον ἢ ζῆν ἐν ταῖς ἀτιμίαις, ἃς ληψόμεθα ποιήσαντες ἃ προστάττουσιν ἡμῖν.

Molto infatti (sarebbe…) cosa migliore/meglio nelle opinioni altrui/nella fama (πολὺ γὰρ κρεῖττον ἐν ταῖς δόξαις; κρεῖττον: neutro sing. dell’aggett.

comparativo derivante dal termine κράτος, ους: forza, vigore ) nelle quali/nella quale ci troviamo (αἷς ἔχομεν;

ἔχομεν: ἔχω ha qui valore di stato, non di possesso) terminare/perdere la vita (τελευτῆσαι τὸν βίον), piuttosto che (μᾶλλον ἢ) vivere nelle indegnità/nell’umiliazione che acquisteremo facendo in futuro/se facessimo (ζῆν ἐν ταῖς ἀτιμίαις, ἃς ληψόμεθα ποιήσαντες; ληψόμεθα: 1^ plur. indic.

futuro att. di λαμβάνω: prendo) le cose che (costoro…) ci ordinano (ἃ προστάττουσιν ἡμῖν).

εἰ δὲ δεῖ μηδὲν ὑποστειλάμενον εἰπεῖν, αἱρετώτερον ἡμῖν ἐστιν ἀναστάτοις γενέσθαι μᾶλλον ἢ καταγελάστοις ὑπὸ τῶν ἐχθρῶν.

E se (non…) bisogna dire nulla che si nasconde//se non bisogna lasciare nulla in sospeso//se bisogna dirla tutta (εἰ δὲ δεῖ μηδὲν ὑποστειλάμενον εἰπεῖν; ὑποστειλάμενον: partic.

aoristo medio neutro sing. di ὑπο-στέλλω: mi ritiro, mi nascondo), più opportuno/giusto per noi è (αἱρετώτερον ἡμῖν ἐστιν)

essere/stare coi rivoltosi (ἀναστάτοις γενέσθαι) piuttosto che coi ridicoli/con soggetti risibili (μᾶλλον ἢ καταγελάστοις) dal punto di vista dei nemici (ὑπὸ τῶν ἐχθρῶν).

τοὺς γὰρ ἐν ἀξιώμασι καὶ φρονήμασι τηλικούτοις βεβιωκότας δυοῖν δεῖ θάτερον, ἢ πρωτεύειν ἐν τοῖς Ἕλλησιν, ἢ παντάπασιν ἀνῃρῆσθαι, μηδὲν ταπεινὸν διαπραξαμένους ἀλλὰ καλὴν τὴν τελευτὴν τοῦ βίου ποιησαμένους.

Di due cose infatti (δυοῖν γὰρ; δυοῖν: genit. duale di δύο: due) bisogna/è necessario l’altra/una delle due (δεῖ θάτερον; θάτερον=τὸ ἕτερον) per coloro che hanno vissuto (τοὺς βεβιωκότας; βεβιωκότας: partic.

masch. nomin. plur. perfetto attivo di βιόω: vivo; si tratta di accusativo di relazione: in relazione a coloro che…) in considerazioni e pensieri tanto grandi (ἐν ἀξιώμασι καὶ φρονήμασι τηλικούτοις):

o primeggiare sugli Elleni (ἢ πρωτεύειν ἐν τοῖς Ἕλλησιν), o del tutto/assolutamente essere stati distrutti/farsi cancellare (ἢ παντάπασιν ἀνῃρῆσθαι; ἀνῃρῆσθαι: infinito medio-passivo perfetto di ἀν-αιρέω: porto via, cancello), cercando (non…) di fare nulla di tapino/meschino (μηδὲν ταπεινὸν διαπραξαμένους;

διαπραξαμένους: il participio futuro esprime volontà, scopo), ma facendo/ottenendo un bel termine della vita/una bella morte (ἀλλὰ καλὴν τὴν τελευτὴν τοῦ βίου ποιησαμένους).
(traduzione e note by Adriano Torricelli)

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