Cum se maior pars agminis Romanorum in magnam convallem demisisset ...

Dopo che la maggior parte dell'esercito dei Romani si era calato in un grande avvallamento, all'improvviso i nemici si mostrarono da tutte le parti, e attaccavano gli uomini dell'ultima fila, impedivano la risalita a quelli della prima fila, e ingaggiavano la battaglia in un luogo estremamente sfavorevole per i nostri.

Solo allora Titurio, poiché non aveva previsto nulla, trepidava e correva da un parte all'altra e disponeva le coorti. Invece Cotta, poiché nell'animo aveva previsto questi pericoli durante la marcia, non veniva meno alla salvezza collettiva sotto alcun aspetto, e nella battaglia svolgeva anche le mansioni di soldato.

Poiché, a causa della lunghezza dello schieramento, i comandanti non potevano provvedere a tutto di persona, ordinarono ai soldati di abbandonare le salmerie e di disporsi in cerchio. Questa decisione tuttavia capitò a sproposito: infatti da un lato diminuì la fiducia nei nostri soldati, dall'altro rese più motivati alla battaglia i nemici, poiché (sogg. i nostri soldati), per via della grandissima paura, presero quest'ordine per un segnale di disperazione.

Quindi da ogni parte i soldati si allontanarono dalle insegne e tutte le cose si riempirono di grida e di pianto.

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