Apollo e Marsia
Iam primum - Inquit - crines eius praemulsis antiis...
"E prima di tutto – disse – che i suoi capelli con i ciuffi ben acconciati e i riccioli appiattiti ricadono sulla fronte e ondeggiano sulle tempie; tutto il corpo molto gradito, le membra lucenti, la lingua profetica, sia che tu voglia parlare in prosa sia in versi di pari facondia.
Che dire anche del vestito? Leggero nel tessuto, molle al tatto, splendente di porpora? E che dire anche della sua lira che brilla di oro, biancheggia d'avorio, variegata di gemme preziose?
Che dire anche (del fatto) che sa cantare in modo assai piacevole ed assai esperto? – "Tutte queste seduzioni, diceva, non si addicono alla virtù, ma sono un segno di delicatezza". Ed esaltava le qualità del suo corpo, come l'apice della bellezza. Risero le Muse quando udirono rinfacciare ad Apollo delle accuse, che un saggio vorrebbe rivolte a se stesso; e quel flautista, che fu vinto nella gara, lo lasciarono come un orso bipede, scorticato e con le viscere scoperte e lacerate.
Così Marsia cantò e cadde nella sua pena. Peraltro Apollo si vergognò di una vittoria così modesta.