Con altra fede, altra speranza, altra carità
Sed aliquando iam concludamus hunc librum, hoc usque disserentes et quantum satis visum est demonstrantes, ... et percipiat unaquaeque suum finem, cuius nullus est finis.
Ma concludiamo ormai questo libro, dopo aver esposto fin qui e, per quanto sembrava opportuno, dimostrato quale sia l'evoluzione storica delle due città, la celeste e la terrena, mischiate dall'inizio fino alla fine.
La terrena ha creato per sé, da ogni provenienza o anche dagli uomini, i falsi dèi che ha voluto, per sottomettersi a loro mediante l'offerta di vittime.
Invece quella celeste, che è esule sulla terra, non crea falsi dèi, ma essa è stata creata dal vero Dio ed essa stessa è la sua vera immolazione. Tutte e due però usano ugualmente i beni temporali e sono colpite dai mali con diversa fede, diversa speranza, diverso amore, fino a che siano separate dal giudizio finale e raggiunga ognuna il proprio fine che non ha fine. Del fine di entrambe si parlerà in seguito.