La "pace di Babilonia"
Quocirca ut vita carnis anima est, ita beata vita hominis Deus est, de quo dicunt sacrae litterae Hebraeorum: “Beatus populus, cuius est Dominus Deus ipsius”. Miser igitur populus ab isto alienatus Deo....
Dunque, come l'anima è vita del corpo, così vita felice dell'anima è Dio, di cui dice la sacra Scrittura dell'Antico Testamento: Felice il popolo, di cui Dio è il Signore.
Dunque è infelice il popolo estraniato da questo Dio. Anch'esso tuttavia persegue una certa sua pace non riprovevole, che però non manterrà per il fine perché non ne usa bene prima del fine. Ma interessa anche a noi che frattanto, in questa vita, l'abbia poiché, mentre le due città sono ancora commischiate, anche noi utilizziamo la pace di Babilonia.
Da essa il popolo di Dio si svincola mediante la fede per porsi in cammino frattanto nel suo territorio. Per questo anche l'Apostolo esorta la Chiesa di pregare per i sovrani e dignitari di lei aggiungendo le parole: Per trascorrere una vita serena e tranquilla in tutta pietà e carità. Anche il profeta Geremia, nel predire la schiavitù all'antico popolo di Dio e nell'ingiungere per divina ispirazione che andassero con sottomissione a Babilonia, perché obbedivano a Dio anche con tale sopportazione, esortò che si pregasse per essa con le parole:
Perché nella sua pace v'è anche la vostra pace, certamente quella nel tempo perché essa è comune ai buoni e ai cattivi.