Saggezza di Solone - Callidae voces

Incipit: Solo, cum ex amicis quendam graviter maerentem videret ... Fine: Quo colligebat non oportere nos quae fortuito patiamur praecipuae et intolerabilis amaritudinis iudicare.

Vedendo Solone uno degli amici profondamente afflitto, lo portò sull'acropoli e lo esortò a rivolgere gli occhi su ogni parte degli edifici sottostanti.

Quando vide che ebbe fatto ciò, disse: «Pensa ora fra te e te quante sventure vi siano state in passato sotto questi tetti e ve ne siano anche oggi e ve ne saranno nei secoli futuri e smettila di piangere le sciagure dei mortali, come tue proprie». Con questo discorso consolatorio spiegò che le città sono miserevoli recinti di sventure umane.

Diceva inoltre che se tutti avessero ammucchiato i propri mali in un solo luogo, sarebbe accaduto che avrebbero preferito riportare a casa i propri mali, piuttosto che prendere la propria porzione dal mucchio comune delle miserie.

Per cui concludeva che non è opportuno che noi consideriamo di insopportabile e particolare amarezza le cose che sopportiamo in modo fortuito.

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