Beneficare si ma razionalmente

In beneficiis tribuendis omnis adhibenda est humanitas. Perdet agricola quod sparsit, si ad sementem faciendam tantum incubuit; si, iacto semine, reliquos neglexit labores....

Ogni possibile benevolenza bisogna adoperare nel concedere benefici. L’agrigoltore perderà ciò che ha sparso se si occupa solo per seminare; se, gettato il seme, ha trascurato gli altri lavori.

Con molta cura i seminati si fanno giungere al raccolto; nulla giunge a far un frutto perché non dal principio fino alla fine ultima la commisurata coltivazione continua. Infatti che cos’altro ci può essere di più grande che la sollecitudine di allevare i fanciulli?

Tuttavia quest’opera è vana, se si abbandoni nell’infanzia, se non una lunga dedizione coltivi il proprio compito. La medesima condizione è dei benefici: se non avrai contribuito quell’opera, la rovinerai; non basta che ti sia dedicato, bisogna amare; se vuoi avere grati quelli che ti vincoli con i benefici, non solo è necessario che li conceda, ma anche ami. Oltre a ciò risparmiamo le loro orecchie a cui abbiamo fatto del bene: ricordando i benefici, generiamo fastidio; rinfacciando, l’odio. Nulla giustamente bisogna evitare nel concedere il beneficio che la superbia.

Che opera è l’arroganza del volto? Non solo ingrato, ma anche malvisto è il beneficio concesso con arroganza.

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