L'esule Cicerone in ansia per i suoi cari - Cicerone versione latino Certamen
L'esule Cicerone in ansia per i suoi cari
Versione latino Cicerone
Libro Certamen pag 56 n°70
Nec enim habeo, quod scribam, nec hoc tempore quidquam difficilius facio. Ad te vero et ad nostram Tulliolam non queo sine plurimis...
e infatti, non ho cose da scrivere e in questo periodo non faccio nulla con maggiore difficoltà A te, poi, e alla nostra figliola non posso scrivere senza che mi sgorghino le lagrime dagli occhi.
Vi vedo in preda alla disperazione, voi che avrei voluto sempre al colmo della felicità: e questo avrei dovuto garantirvi, e se non fossi stato tanto debole ve lo avrei garantito. Ho un affetto grandissimo per il nostro Pisone, che se lo merita ampiamente. Gli ho scritto, come ho potuto, per fargli coraggio e per ringraziarlo nel modo dovuto. Capisco che riponi delle speranze nei nuovi tribuni della plebe. Pu? essere una sicurezza, purchè Pompeo dia il suo benestare; ma tuttavia ho paura di Crasso. Vedo che ti comporti in ogni circostanza nel modo pi? coraggioso e amorevole, e non mi sorprende; ma sono desolato che le mie sventure trovino sollievo a prezzo di sofferenze tue cos? grandi: me lo ha scritto Publio Valerio, uomo di una cortesia squisita - e non ho potuto leggere le sue righe senza scoppiare a piangere -, in che maniera tu sia stata trascinata dal tempio di Vesta agli uffici del tribunale.
Vita mia, mia sola nostalgia, a cui tutti solevano rivolgersi per avere un aiuto! E ora, Terenzia mia, saperti così tormentata, così afflitta nel pianto e nella umiliazione, e che questo avviene per colpa mia, che ho salvato gli altri per trascinare noi stessi alla rovina! Quanto a quello che scrivi della casa, cio? dell'area della casa, se solo essa mi sarà restituita solo allora io mi crederò reintegrato nei miei diritti. Ma queste cose non dipendono da noi. Soffro che per affrontare tutte le spese che ci sono da fare tu ti riduca in ristrettezze crudeli.
Se questa faccenda si conclude, otterremo tutto; se il destino continuerà a infierire su di noi, dovrai tu addirittura miseramente disperdere gli avanzi della tua agiatezza? Ti scongiuro, vita mia: riguardo alle necessità impellenti lascia che ti diano una mano quelli che possono (solo che lo vogliano!) e se mi ami non logorare la tua salute così fragile. Giorno e notte mi stai davanti agli occhi; vedo che ti accolli tutte le fatiche: ho paura che tu non regga. Ma vedo anche che a te fa capo ogni cosa. Perci? abbi rispetto per la tua salute,