I gemelli, la lupa e l'uccisione di Remo
Primus ille et urbis et imperii conditor Romulus fuit, Marte genitus et Rhea Silvia. Hoc de se sacerdos ...
Quel celebre (ille) primo (primus) fondatore sia della città (di Roma) sia dell'impero fu Romolo, generato da Marte e da Rea Silvia.
Questa cosa confessò su di sè la sacerdotessa incinta, poi la leggenda non ne dubitò, perché, sebbene fosse stato gettato nella corrente/fiume [lett. in quello che scorre - profluo participio] con il fratello Remo per ordine del re Amulio, non poté essere ucciso, certo è che Tiberino fermò il corso d'acqua e, abbandonati i cuccioli una lupa, avendo seguito il vagito, offrì le mammelle ai neonati e si comportò come una madre. Così dopo averli trovati vicino ad un albero, Faustolo, pastore del gregge regio, (li) portò nella sua capanna ed (li) allevò. Allora era capo nel Lazio Alba, opera di Giulio; infatti aveva sfidato Lavinio, padre di Enea. Da questo Amulio infatti regnava già dalla settima generazione, scacciato il fratello Numitore, dalla cui figlia nacque Romolo.
Dunque grazie all'ardore vigoroso della prima giovinezza gettava dalla rocca il fratello del padre, mise al suo posto il nonno. Egli stesso amante del fiume e dei monti presso i quali era stato educato meditava con insistenza sulle mura della città. Erano gemelli; sembrò giusta decisione (lett. piacque agli dei) che uno dei due traesse auspici più favorevoli e governasse. Remo occupa il monte Aventino, questo (Romolo) il Palatino. Per primo quello vede sei avvoltoi ma questo dopo ne vide dodici.
Così il vincitore fa nascere la città con il presagio pieno di speranza che sarebbe stata una città guerriera; ciò predicevano gli uccelli abituati al sangue e alla depredazione. A difesa della nuova città gli sembrò che fosse sufficiente un fossato mentre Remo biasima(va) la pochezza di quello con un salto - è incerto se per ordine del fratello - venne ucciso. Certamente fu la prima vittima di Roma e consacrò l'opera di fortificazione della nuova città con il proprio sangue.
(by Vogue)
Versione tratta da Anneo Florio