Il commediografo Terenzio
Publius Terentius Afer, Carthagine natus...
Publio Terenzio Africano, nato a Cartagine, fu schiavo a Roma del senatore Terenzio Lucano, da cui, per l'ingegno e la bellezza, non solo fu educato nobilmente (in modo degno di un uomo libero) ma a tempo debito fu anche affrancato.
Alcuni ritenevano che fosse stato catturato in guerra, cosa che Fenestella spiegò che non poteva essere successo in alcun modo, perché era nato e morto tra la fine della Seconda Guerra Punica e l'inizio della terza. A Roma visse familiarmente con molti nobili, ma soprattutto con Scipione l'Africano e Caio Lelio.
Da questi era ritenuto accattivante per la grazia fisica, cosa che Fenestella asserì, sostenendo che costui era più grande di entrambi. Portati via gli averi, fu ridotto alla somma indigenza. Pertanto si allontanò dal cospetto di tutti, morì in Grecia nella terra più estrema a Stimpalo, in una città dell'Arcadia. Scrisse sei commedie; portando la prima di queste agli edili ad Andria, gli fu ordinato di recitarla dinanzi a Cecilio.
Essendo giunto presso costui mentre cenava gli fu ordinato di leggere l'inizio dell'intreccio, per il fatto che era molto spregevole per il vestito, sullo sgabello che stava dinanzi al letto; ma in verità dopo pochi versi fu invitato a sdraiarsi per cenare insieme, poi a completare la lettura, non senza una grande ammirazione di Cecilio.
Versione tratta da Svetonio