In partenza per l'Epiro: l'ultimo saluto
Tullius Terentiae suae s. p. Omnes molestias et sollicitudines,...Etiam atque etiam vale. D. VII. Idus Iun.
Ho deposto ed ho eliminato tutte le ansie e le preoccupazioni a causa delle quali ho ritenuto molto infelice sia te, cosa che mi è molto spiacevole sia Tulliola, che ci è più dolce della nostra vita. Quale ne fosse il motivo l'ho capito il giorno dopo che vi avevo lasciate:
durante la notte ho eliminato una vera bile. Mi sono sentito immediatamente così sollevato da credere veramente a un intervento risanatore di qualche divinità. A queste potenze celesti rivolgi le tue preghiere di ringraziamento, con la pietà e la devozione che ti distinguono. Spero di avere una nave eccellente: ho scritto queste cose subito dopo essere salito a bordo.
Poi provvederò a un gran numero di altre lettere per i miei amici più intimi allo scopo di raccomandare loro, con tutta la premura che potrò, te e la Tulliola nostra. Vi spronerei ad avere più coraggio, se non avessi fatto esperienza che siete più coraggiose di qualunque uomo. E tuttavia spero che le cose si mettano in modo tale da farmi augurare per voi, là dove siete, un periodo di calma e per me una buona volta la possibilità di difendere la repubblica insieme con gente del mio stesso stampo. Ti scongiuro innanzi tutto di badare alla tua salute; poi, se lo crederai opportuno, di utilizzare — fra le ville a disposizione — quelle che si trovino ad essere più lontane dai soldati.
La campagna di Arpino potrà tornarti utilissima anche portandoti appresso i servi di città se ci dovesse essere un rincaro dei prezzi dei prodotti alimentari. Il bellissimo Cicerone ti manda tantissimi saluti. Vi abbraccio ancora una volta. 11 giugno.
Versione tratta da Cicerone