Gli homines novi- Versione di latino di Cicerone dal libro Compitum

Gli homines novi
Versione di latino di Cicerone
LIBRO Compitum
Testo latino

Quamquam ego iam putabam, iudices, multis viris fortibus ne ignobilitas generis obiceretur meo labore esse perfectum, qui non modo Curiis,...

Traduzione

In verità io ritenevo, o giudici, di avere ormai realizzato la mia faticata aspirazione; confidavo che a tanti valentuomini languenti nell'ombra, ma che potevano invocare non solo il precedente dei Curii, dei Catoni, dei Pompei, eminenti personalità del passato, ma anche quello più recente dei Marii, dei Didii, dei Celii, si cessasse una buona volta dal rinfacciare l'origine plebea. E quand'io, dopo così lungo corso di tempo, infransi la barriera della nobiltà aprendo, d'allora in avanti, com'era presso i nostri maggiori, l'adito al consolato al valore-personale non meno che alla nobiltà del sangue, non avrei mai creduto che a me, figlio di un cavaliere romano, nel difendere da console un console designato, di vecchia e insigne famiglia, venissero gli accusatori a parlare ancora di « novità » della stirpe. Anche a me è occorso di contender quella carica con due patrizi, l'uno scellerato e facinoroso, l'altro mite e ottimo uomo: eppure vinsi in Catilina la sua nobiltà, in Galba la popolarità.

Se questa vittoria si fosse potuta tradurre in una imputazione all'uomo nuovo, oh! non mi sarebbero davvero mancati ne i nemici e ne gli invidiosi!

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