Tempeste di mare
In mari saepe tranquillitatem aequoris vis subitarum procellarum subvertit. Dum venti increbrescunt, nubes nigrae ... et, post tempestates, ubi domum salvi reverterant, Neptuno vestes, aquà et sale madidas, consecrare.
In mare spesso la violenza di improvvise tempeste sconvolge la tranquillità della superficie.
Man mano che i venti aumentano di intensità, nell’atmosfera nere nubi oscurano la sfera del sole o il lume degli astri, piogge (imbĕr, imbris, m), violente ed abbondanti, cadono dal cielo con grandine, ignei fulmini saettano nell’aria, le onde scavalcano le poppe delle navi e riempiono di grande paura gli animi ed i cuori degli uomini.
Allora marinai e nocchieri trepidano nel terrore; rivolgono a voce alta preghiere agli dei marini; implorano salvezza da Giove mentre invocano i nomi di Nettuno e di Tritone; inutilmente essi interrogano gli astri del (in) cielo perché fitte tenebre avvolgono, in una nera caligine, cielo, coste e mari.
Un tempo fu in uso a Roma mettere nelle navi, a poppa, piccole statue di dei e, dopo le tempeste, qualora fossero ritornati salvi a casa, consacrare a Nettuno le vesti ancora impregnate di acqua e di sale.(by Geppetto)