Eroismo degli antichi spartani - Cicerone versione latino corso lingua latina
Eroismo degli antichi spartani versione latino Cicerone Corso di lingua latina
Sed quid ego Socratem aut Theramenem, praestantis viros virtutis et sapientiae gloria...mortem non dubitaret occumbere
Ma poiché io ricordo Socrate e Teròmene, uomini notevoli per la gloria della virtù e della saggezza, quando un certo Spartano, del quale nemmeno è stato tramandato il nome, così tanto disprezzò la morte, che, essendo condotto ad essa, condannato dagli efori e poiché aveva un atteggiamento ilare e lieto avendogli detto un certo nemico: "Disprezzi forse le leggi di Licurgo?" Rispose "Io invece ho la massima gratitudine per colui che mi multò con quell'ammenda che posso pagare senza prestito di denaro e senza debito". O uomo degno di Sparta! Tanto che a me almeno sembra che sia stato condannato (pur) innocente colui che era stato d'animo così grande.
La nostra città produsse innumerevoli uomini di tal genere. Ma perché dovrei nominare comandanti e capi quando scrive Catone stesso che le legioni stesse partirono entusiaste verso quel luogo da cui pensavano pure che non sarebbero tornate? Con ugual coraggio gli Spartani caddero alle Termopili: infatti questo popolo fu valoroso finchè furono in vigore le leggi di Licurgo. Uno di loro poiché un nemico Persiano aveva detto vantandosi in un colloquio: "non vedete il sole per il gran numero di frecce e di giavellotti!" Rispose: " Combattiamo dunque all'ombra!". Ricordo gli uomini, ma chi fu infine quella spartana?
Che avendo mandato il figlio in battaglia dopo aver udito che era stato ucciso disse: " Perciò l'avevo generato, affinché fosse tale da non esitare ad affrontare la morte per la patria!".