La vera amicizia (Versione latino Seneca)

La vera amicizia
VERSIONE DI LATINO SENECA
Abbiamo 2 versioni con lo stesso titolo da due libri diversi e diverse fra loro
Dal libro C. so Lingua Latina n. 33 pag. 278

Quidam quae tantum amicis committenda sunt obviis narrant, et in quaslibet aures quidquid illos urit exonerant; quidam rursus etiam carissimorum conscientiam reformidant et, si possent, ne sibi quidem credituri interius premunt omne secretum.

Neutrum faciendum est; utrumque enim vitium est, et omnibus credere et nulli, sed alterum honestius dixerim vitium, alterum tutius. Sic utrosque reprehendas, et eos qui semper inquieti sunt, et eos qui semper quiescunt. Nam illa tumultu gaudens non est industria sed exagitatae mentis concursatio, et haec non est quies quae motum omnem molestiam iudicat, sed dissolutio et languor. Itaque hoc quod apud Pomponium legi animo mandabitur: 'quidam adeo in latebras refugerunt ut putent in turbido esse quidquid in luce est'. Inter se ista miscenda sunt: et quiescenti agendum et agenti quiescendum est. Cum rerum natura delibera: illa dicet tibi et diem fecisse se et noctem.

Vale C'è gente che racconta al primo venuto fatti che si dovrebbero confidare solo agli amici e scarica nelle orecchie di uno qualunque i propri tormenti. Altri, invece, temono persino che le persone più care vengano a sapere le cose e nascondono sempre più dentro ogni segreto, per non confidarlo, se potessero, neppure a se stessi. Sono due comportamenti da evitare perché è un errore sia credere a tutti, sia non credere a nessuno, ma direi che il primo è un difetto più onesto, il secondo più sicuro. Allo stesso modo meritano di essere biasimati sia gli eterni irrequieti, sia gli eterni flemmatici.

Non è operosità godere dello scompiglio, ma lo smaniare di una mente esagitata, come non è quiete giudicare fastidiosa ogni attività, bensì fiacchezza e indolenza. Ricordala bene, perciò questa frase che ho letto in Pomponio: "C'è chi si tiene così ben nascosto che gli sembra tempesta tutto ciò che succede sotto il sole. " Bisogna saper conciliare queste due opposte tendenze: chi è flemmatico deve agire e deve calmarsi chi è sempre in attività. Consigliati con la natura: ti dirà che ha creato il giorno e la notte. Stammi bene.

dal libro ORNATUS N, 393

Anche se è autosufficiente tuttavia non ha un amico, tuttavia gliene serve uno per esercitare l’amicizia perché una virtù così grande non resti inattiva.

Non per lo scopo che diceva Epicuro in quella stessa lettera non deve cercare un amico per avere qualcuno accanto a se quando è ammalato o che l’aiuti se prigioniero o povero, ma qualcuno al quale egli possa sedere accanto quando l’altro è ammalato e che egli possa liberare quando è circondato dalla guardia nemica. Chi guarda solo a se stesso e per questo cerca di ottenere un’amicizia pensa male. , Come l’amicizia comincia così finisce.

Si è cercato un amico per portare aiuto nella prigionia, non appena si sente il tintinnio di una catena, scappa (l’amico). Queste sono amicizie che la gente chiama opportunistiche: chi è stato preso come amico soltanto per tornaconto, sarà gradito finché sarà utile. Ecco perché uno stuolo di amici attornia quelli che godono di fiorente fortuna. Intorno a chi ha subito un rovescio regna la solitudine; ben presto gli amici se la squagliano, appena messi alla prova.

Ecco perché ci sono tanti esempi scandalosi di persone che abbandonano gli amici per paura e di altri ancora che sempre per paura li tradiscono. Il principio e la fine saranno inevitabilmente coerenti: chi ha cominciato a essere amico perché gli conviene, cesserà anche di esserlo perché gli conviene.

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