Il canto d'amore di Polifemo - Cotidie discere versione latino Ovidio
Il canto d'amore di Polifemo
traduzione dal libro Cotidie discere 1
Polyphemus fistulam sumpsit et canere instituit. Resonuerant montes, sensrunt undae talia dicta: "Candidior folio nivei ligustri, Galatea,...
Polifemo prese la zampogna e cominciò a cantare. Eccheggiano i monti sentirono undae talia dieta:
"Sei il più più candido di un petalo di ligustro, o Galatea, più florida dei prati, più slanciata di un ontano vettante, più splendente del cristallo, più gaia di un capretto appena nato, più liscia di conchiglie levigate dal flusso del mare, più gradevole del sole in inverno, dell'ombra d'estate, più amabile dei frutti, più attraente di un platano eccelso, più luminosa del ghiaccio, più dolce dell'uva matura, più morbida di una piuma di cigno e del latte cagliato, e, se tu non fuggissi, più bella di un orto irriguo, ma ancora, Galatea, più impetuosa di un giovenco selvaggio, più dura di una vecchia quercia, più infida dell'onda, più sgusciante dei virgulti del salice e della vitalba, più insensibile di questi scogli, più violenta di un fiume, più superba del pavone che si gonfia, più furiosa del fuoco, più aspra delle spine, più ringhiosa dell'orsa, più sorda dei marosi, più spietata di un serpente calpestato, e, cosa che più d'ogni altra vorrei poterti togliere, più veloce, quando fuggi, non solo del cervo incalzato dall'urlo dei latrati, ma del vento che soffia impetuoso:
ma se già mi conoscerai bene già non fuggirai, condanneresti le tue pazzie e cercheresti di trattenermi"