Poetae mira scripserunt de felici aetate aurea super terris ....
I poeti scrissero cose straordinarie riguardo alla prospera età dell'oro nel mondo. All'epoca, le stagioni dell'anno non erano ancora differenti, ma un'estate mite e continua allietava tutti gli esseri viventi.
Gli uomini, fino ad allora, non conoscevano la forza delle tempeste, la durezza dell'inverno, oppure i fulmini di Giove. Gli alberi erano sempre forniti di fronde, i prati verdeggianti erano sempre abbelliti da fiori variopinti. In mezzo a tutte le terre scorrevano fiumi dei latte e di miele, e nei campi, i terreni fertili e rigogliosi producevano spontaneamente raccolti abbondanti, e gli agricoltori non dovevano estirpare il loglio, nocivo per le messi.
Tra gli esseri viventi non c'erano inimicizie, e i greggi non temevano le insidie dei lupi o dei briganti. Il mondo non era ancora imbruttito da misfatti orribili, e le terre (non erano ancora) bagnate del sangue delle stragi.
Gli uomini trascorrevano la vita in una pace continua, privi di preoccupazioni, esenti da bramosie e da timori. Spesso anche gli dei, lasciando le dimore degli abitanti del cielo, percorrevano le terre e i boschi, e talvolta non disdegnavano neppure i colloqui degli uomini, oppure i matrimoni con i mortali.