Un poeta innamorato e tradito scrive a se stesso
Miser Catulle, desinas ineptire. (...) Fulsere vere candidi tibi soles. Nunc iam illa non vul...At tu, Catulle, destinatus, obdura.
O povero Catullo, smetti di delirare ...Per te davvero brillarono candidi soli. Ora lei non vuole [più]: e tu pure impotente non desiderare, non inseguire colei che ti rifugge, e non vivere infelice, na, con animo risoluto sopporta, resisti! Addio fanciulla.
Ormai Catullo resiste, e non ti cercherà ne ti supplicherà contro la tua voglia: Scellerata! Chi bacerai? A chi morderai le labbra? Ma tu, Catullo, ostinato, resisti.