Servorum Romanorum condicio tam gravis fuit ut hi saepe fugerent ex Urbe et quaererent ...
La condizione degli schiavi dei Romani fu tanto grave che costoro spesso fuggivano dalla città e andavano in cerca di cibo nei campi.
I prigionieri e la folla che era giunta dalle province avevano aumentato il loro numero. Spesso i padroni furono estremamente superbi, crudeli e dispotici verso di loro: imponevano loro grandissime fatiche, reprimevano con il bastone ogni sussurro.
All'epoca di Nerone, il filosofo Seneca, colmo di umanità, esorta i padroni a non accanirsi contro gli schiavi, e così insegna: Vivi con il servo con clemenza, anche con amicizia, e accoglilo nella conversazione e nella decisione e nella vita comune. Gli schiavi di città vivevano meglio di quelli di campagna. A Roma capitava che gli schiavi forniti di intelligenza entrassero nella considerazione dei padroni.
Ottenevano anche dei beni personali, al fine di ricevere più facilmente la libertà dal padrone, che talvolta li liberava spontaneamente. Il servo liberato prendeva il nome di liberto.