Themistocles, quamvis de re publica optime meritus esset, tamen non effugit ...
Temistocle, benché si fosse comportato nel modo migliore nei confronti dello Stato, tuttavia non evitò l'ostilità dei suoi concittadini, i quali, diffidando della sua autorità, a causa del medesimo timore per cui era stato condannato Milziade, osarono espellerlo dalla città per mezzo dell'ostracismo.
Ciò infatti era solito accadere in Grecia ai migliori cittadini. Se ne andò ad abitare nella città di Argo. Ma, temendo di essere rintracciato dagli Ateniesi e dagli Spartani, si imbarcò su una nave per andare sull'isola di Nasso.
Però, dopo aver scoperto che l'esercito degli Ateniesi si trovava lì, spinto dalla necessità, rivelò chi fosse al padrone della nave, promettendo molte cose se lo avesse salvato. Quello, preso da compassione per l'uomo illustrissimo, tenne giorno e notte la nave all'ancora lontano dall'isola, e non permise che nessuno uscisse.
Temistocle, diffidando tuttavia dei suoi concittadini e temendo il loro odio, pregò il padrone della nave di allontanarsi da quel luogo e di portarlo ad Efeso. Costui, dopo che ebbe promesso al re molte cose, godette dell'amicizia del re.