Veri e falsi piaceri - Duo latino pagina 123 numero 47

Illas vero animi voluptates, quae maiores certioresque sunt, nemo medicus aegro negat....

Nessun medico nega a un malato in verità quei piaceri dell'animo, che sono i più grandi e i più certi.

Chiunque li segue e comprende bene disprezza tutti gli allettamenti dei sensi. "O infelice malato!". Per quale motivo? Perché non diluisce la neve con il vino? Perché non gli sono accessibili nella stessa mensa le ostriche di lucrino? Perché durante la cena di costui non c'è il tumulto dei cuochi che trasferiscono gli stessi fuochi con le pietanze?

La lussuria escogitò già questo: che nessun cibo diventasse tiepido, che nulla sia poco riscaldato per un palato ormai calloso, la cucina prosegue la cena. "O infelice malato!". Divorerà il quantitativo che sia stato cotto. Cosa ti è stato fatto di male? Cenerai così come un malato, anzi talvolta come un sano. Ma sopporteremo facilmente tutte queste cose, l'assorbimento, (qualunque liquido brodo), l'acqua calda, e qualunque altra cosa sembra intollerabile ai delicati e ai rilassati nel divertimento e agli addolciti più nell'animo che nel corpo: dobbiamo cessare di avere tanto orrore della morte.
(By Maria D. )

Versione tratta da Seneca

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