Invito alla moderazione - Duo latino pagina 132 numero 54

Itaque declamationes istas de medio removeamus: «Non est animus in sua potestate ebrietate evinctus: quemadmodum musto dolia ipsa rumpuntur et omne quod in imo iacet in summam partem vis caloris eiectat,

Pertanto dovremmo togliere di mezzo queste declamazioni: "Un animo soggiogato dall'ubriachezza non è in suo potere:

(non è nelle proprie facoltà mentali, non è in sé): come le stesse botti vengono fatte scoppiare di mosto e tutto ciò che giace sul fondo la forza del calore getta nella parte più alta, così il vino riscaldandosi qualsiasi cosa nascosta getta sul fondo viene riportata e appare in luce (al centro). Appesantiti dal vino come non non contengono il cibo a causa del vino che trabocca, così neppure un segreto; riversano parimenti ciò che è proprio e altrui". Quanto sarebbe meglio imputare apertamente l'ubriachezza e esporre i propri vizi. L'ubriachezza non determina i vizi ma li esaspera:

allora il petulante non contiene la lingua, né la mano. All'insolente aumenta la superbia, al crudele la crudeltà all'invidioso la malignità; ogni vizio viene amplificato e esce fuori. Aggiungi quella ignoranza di sé (la presunzione), i dubbi e le parole poco chiare, lo sguardo incerto, il passo errante, la vertigine del capo, gli stessi tetti mobili come da qualche vortice che gira intorno a tutta la casa, i tormenti dello stomaco quando il vino incomincia a ribollire e distende le stesse viscere.

Come le durevoli malattie rendono scontrosi e intrattabili e arrabbiati alla minima offesa, le continue ubriachezze rendono selvaggi gli animi.
(By Maria D. )

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