Occorre coerenza tra dottrina e stile di vita - Duo latino pagina 148 numero 65
Quotus quisque philosophorum invenitur, ... esse vult, labitur artemque vitae professus delinquit in vita.
In che percentuale tra i filosofi si trova ciascuno, che sia così di buoni costumi, così costituito nell'animo e nella vita, come richiede la ragione?
Chi consideri la propria disciplina non come ostentazione della conoscenza, ma come legge di vita? Chi obbedirebbe proprio lui stesso a se stesso e sarebbe soggetto ai propri decreti? È lecito vedere alcuni di tanta superficialità e tracotanza, che sarebbe stato meglio per loro se non avessero appreso, altri desiderosi di denaro, alcuni di gloria, molti schiavi dei piaceri che l'orazione entra mirabilmente in competizione con la loro condotta di vita. In verità mi sembra che questo sia molto turpe.
Come se infatti qualcuno parlando barbaramente dichiarasse di essere un grammatico, o come se colui che volesse essere considerato un musico cantasse in modo assurdo, più turpe di questo sarebbe, il fatto che in questo stesso sia insito l'errore, di cui professa la conoscenza, così il filosofo peccando nella condotta di vita, è più vergognoso per il fatto, che nel dovere, di cui vuole essere maestro, vacilla e professando l'arte del vivere è manchevole nella vita.
(By Maria D. )
Ulteriore proposta di traduzione
Quanti sono quelli, su tutti i filosofi, che nel carattere, nel pensiero e nell'azione si attengono ad una coerente linea con i dettami della ragione? Quanti (sono quei filosofi) che considerano il loro sistema non idoneo per fare ostentazione di scienza ma regola di vita? Quanti (sono quei filosofi) che si tengono coerenti con loro stessi e con i loro principi? Se ne vedono certi così poco seri e così pieni di iattanza, che avrebbero fatto meglio a rimanere ignoranti: e poi c'è chi è avido di denaro e chi di gloria e chi è schiavo delle passioni.
Il contrasto fra quello che predicano e quello che fanno non potrebbe essere più stridente e cosa più turpe di questa io credo non possa esserci. Se uno dichiara di essere un letterato e poi commette errori quando parla, o vuole farsi passare per un musicista e poi (invece)
stona nel cantare, fa una figura peggiore in quanto si dimostra manchevole proprio in quel campo in cui vanta esperienza: così il filosofo che commette peccato nella condotta di vita è più riplorevole perché viene meno proprio al dovere di cui vorrebbe essere maestro.
Versione tratta da Cicerone