L'origine del capitello corinzio - Duo latino pagina 304 numero 232
Eius capituli prima inventio sic memoratur esse facta. Virgo civis Corinthia, iam matura nuptiis, implicita morbo decessit....
Così si racconta la prima invenzione di quel capitello. Una vergine, cittadina Corinzia, ormai matura per le nozze, coinvolta da una malattia morì;
dopo la sua sepoltura, la nutrice portò presso il sepolcro i passatempi, con i quali quella fanciulla era dilettata da viva, raccolti e assemblati in una cesta, e li collocò nella parte più alta; poi, affinché i passatempi permanessero più a lungo, li coprì con una tegola. Questo cestello era stato collocato per caso sopra la radice di un acanto:
frattanto, in prossimità della stagione primaverile, la radice dell'acanto, oppressa dal peso, fece spuntare foglie e steli; gli steli, crescendo lungo i lati dell'acanto e messi in rilievo dagli angoli della tegola a causa dell'inevitabilità del peso furono costrette a formare delle piegature nelle pareti esterne delle volute. Allora Callimaco, che per l'eleganza e la sottigliezza dell'arte marmorea era definito dagli ateniesi "il Superesperto", oltrepassando questo sepolcro, si accorse di quell'alicanto e che spuntava intorno un germoglio di foglie, e dilettato dal tipo e dalla novità della forma, realizzò su questo tipo le colonne a Corinto.
(By Vogue)
Versione tratta dal De Architectura di Vitruvio