L'ira di Achille
Agamemnon, maximus dux Graecorum, qui venerant ut Troiam caperent Briseidam virginem…
Agamennone, il principale comandante dei Greci, che erano giunti per conquistare Troia, scelse per sé la fanciulla Briseide, per via della straordinaria bellezza di lei. Ma l’illustre Achille aveva già preso per sé la ragazza, come bottino di guerra.
A causa di quell’oltraggio, l’ira invase l’animo di Achille a tal punto che l’eroe gettò via le armi, rifiutò la guerra e restava sempre nella propria tenda. Poiché Ettore, che quanto a valore superava tutti i Troiani, aveva messo in fuga gli Achei, Patroclo sgridò l’amico Achille a causa della sua inerzia, e lo esortò a riprendere le armi. Chi infonderà coraggio agli Achei?
Forse che i Troiani festeggeranno la vittoria? – Gli domandava Patroclo. Achille, però, non cambiò il proprio parere e consegnò le proprie armi al giovane. Dapprima Patroclo respinse i Troiani, ma poi Ettore lo uccise e gli sottrasse le armi. A quel punto Achille, colmo d’ira e di dolore, si riappacificò con Agamennone.
Sfidò Ettore ad uno scontro uno contro uno, lo uccise e, per mostrare tutto quanto il proprio disprezzo, trascinò attorno alle mura di Troia il suo corpo legato al carro.