Il valore di Poro - FORUM - Versione Curzio Rufo
Versione da FORUM Pagina 121
Porus destitutus a pluribus tela multo ante praeparata in circumfusos ex elephanto suo coepit ingerere, multisque eminus vulneratis expositus ipse ad ictus undique petebatur.
Novem iam vulnera hinc tergo, illinc pectore exceperat, multoque sanguine profuso languidis manibus magis elapsa quam excussa tela mittebat. Nec segnius belua instincta rabie nondum saucia invehebatur ordinibus, donec rector beluae regem conspexit, fluentibus membris omissisque armis vix compotem mentis. Tum beluam in fugam concitat sequente Alexandro: sed equus eius multis vulneribus confossus deficiensque procubuit, posito magis rege quam effuso. Itaque dum equum mutat, tardius insecutus est. Interim frater Taxilis, regis Indorum, praemissus ab Alexandro monere coepit Porum ne ultima experiri perseveraret, dederetque se victori. At ille, quamquam exhaustae erant vires deficiebatque sanguis, tamen ad notam vocem excitatus: "Agnosco", inquit, "Taxilis fratrem imperii regnique sui proditoris", et telum, quod unum forte non effluxerat, contorsit in eum, quod per medium pectus penetravit ad tergum. Hoc ultimo virtutis opere edito fugere acrius coepit; sed elephantus quoque, qui multa exceperat tela, deficiebat.
Itaque sistit fugam, peditemque sequenti hosti obiecit.
Poro, abbandonato dai più, cominciò a scagliare dal suo elefante lance già preparate da molto tempo contro coloro che lo circondavano, e dopo averne colpiti molti da lontano, esposto egli stesso ai colpi, veniva preso di mira da ogni parte. Aveva già ricevuto nove ferite, alcune alle spalle, altre sul petto, e poiché aveva perso molto sangue, con mani deboli tirava i suoi giavellotti più facendoli cadere che lanciandoli con forza. E l’animale, non ancora ferito, eccitato, si scagliava con foga sulle fila, finché il suo guidatore si accorse che il re, con le membra cadenti, aveva abbandonato le armi ed a stento conservava i suoi sensi. Allora spinse il suo animale in fuga, mentre Alessandro lo inseguiva: ma il suo cavallo, prostrato dalle molte ferite e venendo meno, stramazzò, deponendo a terra il re più che disarcionandolo. Pertanto, mentre cambiava cavallo, si attardò nell’inseguimento.
Frattanto il fratello di Tassile, re degli Indi, mandato avanti da Alessandro, cominciò ad esortare Poro a non insistere a ricorrere ai mezzi estremi ed a consegnarsi al vincitore. Ma egli, benché privo di forze e col sangue che lo abbandonava, riscuotendosi tuttavia alla voce conosciuta, esclamò: “Riconosco il fratello di Tassile, traditore del suo regno e della sua sovranità e rivolse contro di lui l’unico giavellotto che per caso non gli era ancora caduto dalle mani, che lo trapassò in mezzo al petto fino alla schiena. Fatta quest’ultima azione di coraggio, incominciò a fuggire più velocemente; ma anche l’elefante, che aveva ricevuto molte ferite, stava venendo meno. Così arrestò la sua fuga ed oppose la fanteria al nemico che lo inseguiva