Cicerone invoca per Milone la misericordia dei giudici
Quid restat, iudices...facere debemus!
Cosa resta, giudici, se non di chiamarvi a testimoni per pregarvi di attribuire questa misericordia ad un uomo fortissimo, che egli stesso non implora, io, anche resistendo quello, imploro e chiedo con insistenza?
Voi non avendo scorto alcuna lacrima di Milone nel nostro pianto di tutti, ma vedendo sempre lo stesso volto, la stessa voce, l'orazione, stabile e non mutata, lo avete condannato.
Non so se bisognerebbe giovarlo anche molto di più. Ed infatti negli scontri gladiatorii, e nella condizione e nella sorte dell'infimo genere di uomini, soliamo odiare i timorosi e i supplichevoli e, anche quelli che scongiurano, affinché sia lecito vivere, desideriamo che siano preservati i forti e gli animosi, e noi abbiamo avuto compassione di costoro, che non ricercarono la nostra misericordia più di coloro che la chiesero con insistenza. Quanto più dovremmo fare ciò per i cittadini più forti!
(By Maria D.)
Versione tratta da Cicerone