La morte di Dario

Iam Darius rex morti proximus erat. Tum vero satellites eius, qui regis salutem etiam periculis vitae tueri debebant, ... deplorare incipiunt.

Ormai il Re Dario era prossimo alla morte. Allora in verità le sue guardie, che dovevano tutelare anche la salvezza del re dai pericoli della vita, vacillarono, pensando che non avrebbero sostenuto l'impeto di tanti nemici che avrebbero attaccato l'accampamento; reputavano infatti che i nemici già sopraggiungevano.

C'era dunque un'ingente solitudine nella tenda, stando pochi spadoni intorno al re perché non avevano dove dividersi.

Ma quello, allontanati i testimoni oculari, agitava nell'animo una ed un'altra decisione. Ed ormai odiando la solitudine, che poco prima aveva chiesto come conforto, ordinò che fosse chiamato lo spadone Bubace. Osservandolo attentamente, disse: "Dividetevi, provvedete a voi, data la prova di fiducia al vostro re, come occorreva. Io attendo qui la disposizione del mio destino". Dopo questo discorso lo spadone, meravigliandosi di cosa il re avesse detto, inizialmente indugiò; poi riempì di gemito non solo la tenda ma anche l'accampamento.

Irruppero poi alcuni con le vesti lacerate, incominciarono a deplorare il re con un barbaro e lugubre ululato.
(By Maria D.)

Versione tratta da Curzio Rufo

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