Numa Pompilio fa della religione uno strumento di potere

Clauso templo et positis externorum periculorum curis...

Chiuso il tempio e deposte le preoccupazioni dei pericoli esterni, affinché gli animi che la paura e la disciplina militare dei nemici avevano mantenuto uniti, non lussureggiassero nell'ozio, Numa reputò che bisognava infondere il timore degli dèi.

Infatti il culto riusciva di più rispetto alle cose umane a reggere più facilmente la moltitudine inesperta e rude. Numa non potendo fare ciò senza alcuna finzione di un miracolo (alcuni in verità lo accusavano di falso giuramento), s'immaginava di avere degli incontri notturni con la Dea Egeria; affermava che per monito della ninfa graditissima agli dèi egli stesso aveva istituito le cerimonie sacre.

Allora eleggendo i sacerdoti e i collegi rinfrancava l'animo, anche se andava dicendo che l'incaricarsi delle cerimonie sacre era proprio del re. Infatti dato che pensava che in una città bellicosa i re sarebbero stati esperti di attività militare e desiderosi soprattutto di gloria di guerra, affinché le cerimonie sacre non fossero di basso valore o affinché non fossero abbandonate, creò il flamine un sacerdote dedito a Giove.

A costui aggiunse due flamini, uno a Marte, l'altro a Quirino, e scelse le vergini di Vesta, tra i sacerdoti uno originario di Alba.
(By Maria D. )

Versione tratta da Livio

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