Plinio il Vecchio e l'eruzione del Vesuvio (II)
Plinius properat illuc unde alii fugiebant...
Plinio si affrettava verso quel luogo da dove alcuni fuggivano: teneva il timone dritto nonostante il pericolo, era tanto intrepido, che andava dicendo ed annotava più accuratamente ogni cosa.
Ormai la cenere cadeva sulle navi, più calda e più densa, ed anche le pomici e le pietre nere. Ormai il giorno era altrove, lì la notte era più nera e fitta di tutte le notti. Plinio discese sulla spiaggia, per osservare cosa mai ora lanciava il mare, che permaneva ancora vasto e avverso.
Allora rimase lì, riposandosi sopra una vela abbandonata, ed una volta ed una seconda invocava e attingeva l'acqua fredda; poi le fiamme e l'odore sulfureo volgevano in fuga gli altri, eccitavano quello. Poi si alzò a stento e subito cadde, posta dinanzi nell'aria la nebbia densa, e chiuso lo stomaco, che gli era malfermo per natura.
Non appena fu restituito il giorno, fu trovato il corpo integro, illeso, e coperto, come se era rivestito: l'aspetto del corpo era più simile a una persona che riposa che ad un defunto.
(By Maria D.)
Versione tratta da Plinio il Giovane