Il nemico di sempre

In parte operis mei licet mihi praefari, quod in principio summae...

Mi è lecito in una parte della mia opera predire, ciò che fin dall'inizio di tutta l'opera la maggior parte degli storici hanno detto apertamente, che io avrei scritto soprattutto della guerra memorabile di ogni periodo che sia stata mai compiuta, che sotto la guida di Annibale combatterono i Cartaginesi con il popolo Romano.

Infatti alcune città e popolazioni più valide per forze né riunirono le armi tra di loro né questi stessi ebbero una volta un tanto di truppe e di vigore; e conferivano tra di loro per nulla le arti ignote della guerra ma quelle sperimentate nella prima guerra Punica, e Marte fu di varia ed incerta fortuna della guerra a tal punto che coloro che vinsero furono più vicino al pericolo.

Combatterono con risentimenti ancor più maggiori rispetto alle forze, poiché i Romani disdegnarono le pene per il fatto che gli sconfitti gettarono dall'altra parte le armi ai vincitori, poiché superbamente e avaramente credettero che la guerra sarebbe dovuta essere dominata dagli sconfitti. Si diceva anche che Annibale a quasi nove anni, accarezzando il padre Amilcare puerilmente affinché fosse condotto in Spagna, compiuta la guerra Africana mentre stava per trasportare l'esercito in quel luogo compiendo i sacrifici, avvicinatosi agli altari toccati gli oggetti sacri giurando secondo il diritto che egli stesso non appena avesse potuto sarebbe stato un nemico per il popolo Romano.
(By Maria D. )

Versione di Livio, Ab Urbe condita XXI 1

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