Cesare oratore e scrittore (Versione latino)

Eloquentia militarique re aut aequavit praestantissimorum gloriam aut excessit. Post accusationem Dolabellae haud dubie principibus patronis adnumeratus est....

O Eguagliò o superò per eloquenza e per arte militare la gloria dei più prestanti. Dopo l'accusa di Dolabella fu annoverato senza dubbio tra i principi protettori.

Certamente Cicerone enumerando gli oratori fino a Bruto disse che non aveva visto a chi Cesare dovesse piegarsi, e disse che costui era elegante, che possedeva in un certo modo anche una splendida e per di più magnifica e nobile eloquenza; e scrisse per Cornelio Nepote all'incirca allo stesso modo così: "Che altro? Che oratore fra quelli che non fecero alcuna cosa, anteporrai a costui?

Chi fu o più acuto o più denso nei giudizi? Chi più ornato o elegante nelle parole?". Sembra che da adolescente seguì il genere di eloquenza di Strabonio. Si dice che in verità declamava con la voce acuta, con ardente movimento e mimica, non senza grazia. Lasciò alcune orazioni, tra cui si racconta alcune all'impronta. E Lasciò i commentari delle sue gesta della Guerra Gallica e Civile Pompeiana. Infatti non è noto l'autore della Guerra Alessandrina  Africana e Spagnola: alcuni pensavano che fosse Oppio, altri Irzio, che completò per giunta l'ultimissimo e incompiuto libro della Guerra Gallica.

In merito ai commentari di Cesare Cicerone riferì così riguardo allo stesso Bruto: "Scrisse molto bene i commentari in verità apprezzabili: sono crudi, retti e graziosi, con ogni ornamento d'orazione così come una veste strappata.
(By Maria D. )

Versione tratta da Svetonio

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