Cicerone declina l'invito di Attico
Cicero Attico s. Brundisium veni a. d XIV Kal Maias. Eo die pueri tui mihi a te litteras reddiderunt, et alii pueri post diem tertium eius diei alias litteras attulerunt....
Cicerone saluta attico. Sono giunto a brindisi il 14 aprile. In quel giorno i tuoi fanciulli mi hanno recapitato la lettera da parte tua, e gli altri fanciulli dopo il terzo giorno di quel giorno mi hanno recapitato l'altra lettera.
La tua volontà per ciò che mi chiedi e mi esorti cioè a essere in Epiro presso di te, mi è molto gradita. Il consiglio sarebbe gradito pure a me, perché non amo la celebrità, evito gli uomini, posso a stento guardare la luce, ma non mi è lecito consumare tutto il tempo lì. Dovrei dirigermi ad Atene, ma ora lì da un lato si trovano i nostri nemici dall'altro non ho te e temo che interpretino che anche questa città non si sia allontanata abbastanza dall'Italia, tu non scrivi a che data ti dovrei attendere.
Realizza la sola cosa che mi richiama alla vita, cioè che allontani da me il potere, l'altra cosa non puoi cioè che non mi penta della nostra decisione e del modo di vivere. Non farò in modo di enumerare tutte le miserie in cui sono caduto per la somma offesa e scelleratezza non tanto dei miei nemici quanto degli invidiosi, sia per non esagitare la mia tristezza sia per non coinvolgerti in questo stesso lutto;
a tal proposito sostengo, che nessuno è mai stato affetto da una calamità tanto grande, che la morte non fu più desiderabile da nessuno. Scritta a Brindisi il giorno prima delle Calende di Maggio. (By Maria D.)
Versione tratta da Cicerone