Gli antichi generali adornavano le città, non le proprie case, di opere d'arte
Quid ego de M. Marcello loquar, qui Syracusas, urbem ornatissimam, cepit? Quid de L. Scipione, qui bellum in Asia gessit Antiochumque...
Io dovrei dire qualcosa su M. Marcello, che preseSsiracusa, ornatissima città? Dovrei dire qualcosa su L. Scipione, che combatté in asia e sconfisse Antioco, potentissimo re? Dovrei dire qualcosa su Flaminino, che assoggettò il Re Filippo e la Macedonia?
Dovrei dire qualcosa in merito a L. Paolo, che superò grazie alla forza e alla virtù il Re Perseo? Dovrei dire qualcosa su L. Mummio, che sollevò Corinto, città bellissima e ornatissima, stracolma di ogni cosa, e sottomise molte città di Acaia e della Boezia sotto il potere del popolo romano e il dominio?
Le loro case, brillando d'onore e virtù, erano sgombre di statue e quadri; ma in verità vediamo l'intera città e i templi degli dèi e di ogni zona dell'Italia ornate dei loro doni. Temo che per caso tali cose sembrino a qualcuno eccessivamente antiche e obsolete;
infatti allora tutti erano così uniformemente in tal genere da sembrare che questa fosse una lode di straordinaria virtù e di innocenza non solo degli uomini, ma anche di quei tempi.
(By Maria D. )
Versione tratta da Cicerone, In Verrem I