I doveri di chi è chiamato a giudicare
Est sapientis iudicis cogitare ...
E' proprio del giudice saggio pensare che gli è stato accordato dal popolo romano tanto quanto gli sia stato affidato e accreditato, e si ricordi non solo il potere che gli è stato attribuito, ma anche che è stata riposta fiducia:
il poter assolvere colui che abbia odiato, condannare colui che non abbia odiato, e pensare sempre non cosa egli stesso voglia, ma cosa la legge e la religione vincoli. È proprio del giudice saggio accorgersi in base a quale legge l'accusato sia citato, su quale imputato investiga, quali cose sono riversate nella questione.
Nel momento in cui bisogna esaminare tali cose in verità ciò è proprio di un uomo importante, giudici, e saggio, avendo assunto quella tavoletta per giudicare, il non reputare di essere il solo e che non sia lecito qualsiasi cosa abbia desiderato per sé, ma avere in consiglio la legge, la religione, l'equità, la fede; invece allontanare la libidine, l'odio, l'invidia, la paura e tutti i desideri e stimare di massima importanza la coscienza della propria mente, che abbiamo ricevuto dagli dèi immortali, che non può essere strappata da noi; se avremo in ogni momento questa come testimone di consigli e fatti, vivremo senza alcun timore e con somma onestà. (By Maria D.)
Versione tratta da Cicerone, Pro Cluentio 58